Sarri, il papà: “Da piccolo tifava Napoli. Una volta sull’autostrada…”

Sarri, il papà: “Da piccolo tifava Napoli. Una volta sull’autostrada…”

Maurizio Sarri

ha lasciato un segno indelebile nella storia del Napoli. Il record di punti, la tendenza di provare a dominare il gioco contro qualsiasi avversario, il legame con la città, hanno permesso all’attuale tecnico della Lazio di entrare prepotentemente nel cuore dei supporters partenopei. Amerigo Sarri, papà di Maurizio, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera:

“Nei dilettanti ho vinto più di cinquanta corse e due selezioni per i mondiali. Un dilettante che oggi vince così piglia un sacco di soldi. I soldi non bastavano per campare e non mi piaceva l’ambiente. Io ero coppiano, ma Bartali era una persona eccezionale. Quando passava in allenamento da Figline si fermava con noi dilettanti e si andava assieme in bicicletta. La nostra amicizia è durata finché è morto. Una persona di serietà e correttezza enormi. Come atleta aveva tutto”.

Dopo l’esperienza con il ciclismo, Amerigo Sarri ha lavorato come operaio: “10 ore al giorno e 5 nei festivi. Ho montato gru per un’impresa che mi mandò a Lovere, sul Lago d’Iseo, e poi a Napoli”.

A Napoli nacque Maurizio: “Quando iniziò a parlare parlava bergamasco. Sentiva tutti che chiamano i padri ‘papà’ e lo faceva anche lui. ‘Nun so’ papà, sono babbo’, gli dicevo, perché in Toscana si usa così. Cominciò a chiamarmi ‘ba-pà’. A Maurizio piaceva la bici? Come no. Ha vinto anche delle corse da esordiente. Veniva in bicicletta con me. Una volte, mentre era svincolato, gli chiesero che partita gli sarebbe piaciuto vedere, rispose: ‘Se c’è una tappa del Giro d’Italia o del Giro di Francia guardo quella. Che ciclista era? Smise da esordiente a 13 anni perché gli amici giocavano a calcio e andò anche lui. C’era la fila dei direttori sportivi che non volevano che smettesse. Arrivò dilettante. Andava bene nel calcio? Insomma. Come ciclista poteva fare strada, come calciatore… Aveva un po’ i piedi per conto loro. Era un difensore, uno spogliatore. Uno che con le buone o le cattive non ti faceva passare”.

Sulla passione di Maurizio per il ruolo dell’allenatore: “L’allenatore l’aveva nella testa da piccolo. Metteva in corridoio le figurine dei calciatori e gli faceva fare i passaggi”.

Non è un mistero che l’ex Chelsea da piccolo tifasse Napoli: “Da bambino era per il Napoli. Una volta si andò a vedere Fiorentina-Napoli con la 500 targata Firenze. Sull’autostrada i napoletani ci salutavano. All’arrivo mi accorsi che aveva messo dietro un telone ‘Forza Napoli!’. Si andò in curva con i napoletani, ma la Fiorentina vinse 2-0. Parliamo di calcio? Io il calcio non lo guardo. Non seguo mio figlio? No. Se c’è da dare un po’ di tifo lo faccio per la Fiorentina. E faccio il tifo per mio figlio”.

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