Salernitana a picco a Torino, Castori in bilico. Perché si scaricano le responsabilità soltanto sul mister?

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Mazzarri, Tudor, Maran, Ranieri e addirittura Gattuso. Alle 17 di ieri Salerno è stata invasa da un rumors generale. Dalle colonne ballerine dei media fluttuanti come bandiere al vento alle indiscrezioni che si rincorrono sui social. La Salernitana esce sconfitta anche dalla trasferta all’Olimpico Grande Torino e la batosta è di quelle pesanti. Altro ko rimediato, undici reti subite in tre partite e un bilancio fortemente negativo. Poco reattiva e affondata nel secondo tempo, la squadra di Fabrizio Castori ha palesato le incredibili lacune tecniche e tattiche.

Riversato in difesa in attesa delle ripartenze, l’undici granata è colato a picco sotto i colpi di Sanabria e compagni. Neanche il palo colpito da Di Tacchio nel primo tempo e l’occasione sciupata da Djuric possono rappresentare alibi validi a cui appellarsi. La vittoria dei piemontesi è stata schiacciante, netta e che evidenzia un dato allarmante. La Salernitana – sul piano fisico, atletico e mentale – non può competere con una diretta concorrente per la salvezza. È bastata l’esperienza – più che la prestanza – agli uomini di Ivan Juric per abbattere il muro campano.

Una grossa fetta di responsabilità nel crollo verticale del Cavalluccio è da attribuire al mister di San Severino Marche. La squadra, malgrado buchi importanti in chiave qualitativa, non può subire passivamente gli attacchi degli avversari e aspettare che un lancio lungo possa fare la differenza. Il gioco di Castori è così improntato da anni e anche la recente promozione in massima serie è stata agguantata adottando questo stile di gioco. Tuttavia, tra la Serie B e la massima serie c’è una divergenza notevole.

La Salernitana non gioca, aspetta di ripartire e usa il catenaccio per difendersi. È servito un calciatore tecnico al Toro – Ansaldi in particolar modo – per scardinare il reparto arretrato e colpire. E anche il punto che dovrebbe rivelarsi forte ha assunto sembianze avverse. L’interrogativo, il giorno dopo il tracollo di Torino, è: perché inveire soltanto contro il mister e non equiparare le responsabilità con gli altri? Dalla società alla dirigenza, tutti vanno messi sul banco degli imputati. Gli unici a restarne fuori devono essere i ragazzi in campo che hanno dimostrato attaccamento e volontà.

La lunga questione societaria ha intaccato il morale dell’ambiente durante l’estate, la soluzione non è stata ancora adottata e il trust resta un riparo agli errori passati. Al centro del dibattito deve finirci anche il lavoro sul mercato. Con un budget ridotto, il club ha provato a regalare colpi interessanti. Perché ridursi alle battute conclusive della finestra trasferimenti? La storia di attendere gli ultimi giorni per far abbassare il prezzo dei giocatori acquistati non può essere raccontata. Simy, pagato a peso d’oro e arrivato in ritardo di condizione, ricorda l’operazione Coda di qualche stagione fa. Un calciatore forte per la categoria che avrà bisogno di tempo per entrare nei meccanismi.

L’acquisto di Ribery non può e non deve mascherare le incredibili defezioni negli altri reparti. I giocatori ci mettono il cuore e la grinta, ma in Serie A non basta. C’è bisogno di qualità e di esperienza, quella che manca ad alcuni. Dunque, gli errori di Castori sono solo la punta dell’iceberg, la squadra è chiamata al riscatto già contro l’Atalanta. E l’ultimatum all’allenatore equivale a partire già sconfitti…