Napoli, Spalletti: “Credo di essere sempre stato un po’ napoletano. Il cuore dice di continuare con questa squadra fortissima, ma…”

Napoli, Spalletti: “Credo di essere sempre stato un po’ napoletano. Il cuore dice di continuare con questa squadra fortissima, ma…”

“Ringrazio tutti quelli che ho incontrato in questi due anni. Ringrazio un gruppo straordinario, una città nata per le grandi passioni, i nostri tifosi nel mondo e tutti i bambini che mi hanno abbracciato riempiendomi del loro futuro azzurro”.

 Luciano Spalletti saluta il mondo azzurro nella conferenza stampa alla vigilia dell’ultima gara contro la Sampdoria, e lo fa con parole che hanno una fortissima connotazione emotiva.

Ringrazio il Presidente, la Società e tutti i collaboratori del Calcio Napoli. Io non voglio assolutamente alcuna divisione tra me e il Presidente. Non c’è uno che annulla l’altro perché abbiamo lavorato insieme d’accordo per il bene comune e per un trionfo che appartiene a tutti. De Laurentiis stato bravo a prendersi delle responsabilità che altri presidenti non prendono. Abbiamo risistemato tante cose, facendo il lavoro che solitamente si fa in 4 anni in soli 2 anni. Ho imparato a essere più imprenditore con lui, lui è diventato più allenatore con me.

Se dovesse dare un consiglio al prossimo allenatore del Napoli, cosa gli direbbe?

“Io non ho possibilità di dare consigli, anzi i consigli caso mai si chiedono”.

Cosa porterà con sé dopo questo scudetto?

“Mi piacerebbe avere cose da portare via. Ho detto alla squadra che se fosse accaduto di raggiungere questo successo incredibile, avrebbero visto la città esplodere di felicità. Ma quando abbiamo conquistato lo scudetto, ho capito che la realtà ha superato la fantasia, perché nessuno di noi poteva immaginare la dimensione di questa gioia. Credo di essere stato sempre un po’ napoletano, ma adesso lo sono completamente”.

C’è una domanda che vorrebbe le fosse posta oggi?

“Ogni volta che vengo in conferenza mi preparo un po’ di risposte, quindi l’ho sempre fatto. Ho sempre portato il discorso dove avrei voluto. Mi hanno insegnato che è sempre meglio anticipare i temi delle domande”.

Dopo quale partita ha capito che avreste vinto lo scudetto?

“Non ce n’è una sola, ma tante. L’importante è avere avuto la stessa mentalità sempre durante la stagione. Questo gruppo ha entusiasmo, qualità, forza mentale che ancora oggi mostra nonostante sia stato raggiunto il traguardo. Questa squadra avrà un grande futuro perché ha valori importanti all’interno del gruppo. Ci sono margini affinché il Napoli possa diventare ancora più competitivo”.

Aver costruito un gruppo che l’ha seguita anche negli elementi che hanno giocato di meno, l’ha fatta vacillare nella sua decisione di andare via?

“Sicuramente questo è l’aspetto sentimentale più difficile da superare. In questi giorni ho cominciato ad immaginarmi lontano da questa squadra e da questa città ed ho realizzato quanto sarà difficile riuscirci. Il cuore ti dice che dovresti continuare con questi ragazzi fortissimi, per l’amore che sento attorno e che mi avvolge in tutto quello che ho. Questi sentimenti mi daranno la capacità di accettare la mia decisone. Ma ripeto che non ho la forza di poter ricambiare questo amore immenso, in questo momento.”

La cittadinanza onoraria napoletana che sensazioni le conferisce?

“Mi piace essere diventato cittadino napoletano e mi piace poter pensare che anche tra 10 anni potrò tornare qui come una parte integrante della città. Avrò dentro di me sempre l’ampiezza infinita di Napoli”.

Che calcio ha giocato il suo Napoli, come è arrivato a questo trionfo?

“L’idea di calcio per me è la più importante e l’obiettivo era quello di comunicare ai calciatori che anche da soli devono saper condurre un certo tipo di gioco. Noi abbiamo trovato una via di mezzo tra le marcature di inizio ciclo e il gioco a zona che abbiamo sviluppato dopo. Su questa via di mezzo sono stati bravi i calciatori a capire durante le fasi di gioco che tipo di atteggiamento adottare. Per fare questo bisogna avere calciatori importanti che sappiano interpretare bene questo percorso. Questo gruppo ci è riuscito alla grande, abbiamo fatto tanti punti, abbiamo un margine notevole di distanza, siamo miglior attacco e miglior difesa. Davanti a questi risultati è difficile dire che non sono stati bravi gli avversari”.

Quali sono i due momenti, quello positivo e negativo, che ricorderà di questi due anni?

Quello molto bello è quando l’arbitro ha fischiato la fine a Udine. Il più difficile è stato la sconfitta di Empoli della scorsa stagione“.

Il tatuaggio significa amore per sempre:

“Lasciare Napoli per me è un autentico atto d’amore. Se lascio non è perché ho smesso di amare, ma perché ho speso tutto quello che avevo e tutte le energie per essere all’altezza di chi si ama. Io non voglio allenare nessuna squadra che non sia il Napoli. Ci sono cicatrici che scandiscono una esistenza. Questo tatuaggio è la mia cicatrice a vita”.

Sulla formazione di domani: “Vorrei dare spazio a tutti e soprattutto a chi ha giocato poco ma che ci ha accompagnato con grande entusiasmo per l’intero anno”.

Poi un pensiero commosso a Giulia Tramontano:

“Gli uomini che uccidono una donna confessano la loro vigliaccheria. Con la malvagità ha cancellato una storia che meritava di essere vissuta. Giulia era tifosa del Napoli e vogliamo immaginare la mamma e il figlio andare al Maradona, saranno con noi allo Stadio. Coloro che pensano di risolvere le relazioni con la violenza sono perdenti che non hanno futuro”.

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