Antonio Conte, allenatore del Napoli, ha presentato in conferenza stampa il match contro l’Inter: “Oltre alla classifica, mi sarei aspettato che in questo periodo il Napoli iniziasse a trovare una propria identità dopo sette mesi. Trovarci in quella posizione deve riempirci di orgoglio, ma senza farci sentire troppa pressione. Come ho detto ai ragazzi, a volte la pressione può essere un fattore positivo, altre volte negativo. Per questo continuo a ripetere ai giocatori di godersi il momento, perché questa classifica ce la siamo guadagnata con il lavoro. Partita decisiva, condizionante o irrilevante? In generale, direi che è una gara che ha un peso sulla classifica: ci sono tre punti in palio e sappiamo che la concorrenza è alta. L’importanza di questi tre punti si può spiegare proprio così. Su cosa ci siamo concentrati di più? Lavoriamo costantemente, analizzando ogni partita. Dopo una sconfitta si apprende sempre di più rispetto a una vittoria, che può portare superficialità. Abbiamo esaminato a fondo le cause di quel secondo tempo, perché è fondamentale per la crescita. Sanno bene che mi sono arrabbiato molto, ma anche loro erano delusi, dato che la ripresa non è stata all’altezza del nostro standard, nonostante un primo tempo dominato, anche se eravamo andati sotto a causa di un infortunio. Bisogna restare concentrati fino al 95′, curando ogni dettaglio. Ogni punto conquistato è stato sofferto, mai passeggiate sul 5-0 come accade ad altri. Non possiamo permetterci cali di tensione.
Un vantaggio avere meno pressione dell’Inter per vincere? Non voglio che i miei giocatori ragionino in questo modo, anche quando affrontiamo squadre con ambizioni diverse dalle nostre. Per noi è fondamentale crescere attraverso queste sfide, puntiamo sempre al massimo e a volte ci riusciamo, altre meno. Ciò che conta è lasciare il campo consapevoli di aver dato tutto. Se perdiamo, deve essere perché gli avversari si sono dimostrati superiori, non perché ci è mancata determinazione o voglia, altrimenti mi darebbe molto fastidio. Nello sport si vince e si perde, ai ragazzi dico sempre che bisogna odiare la sconfitta, ma nel modo giusto, proprio come accaduto all’andata contro l’Atalanta. Con il Como, invece, abbiamo qualche rimpianto, e l’ho fatto presente perché con loro sono sempre diretto e trasparente. Ora ci aspetta una partita bellissima, ce la siamo guadagnata e dobbiamo viverla al meglio, mettendoci tutto. Alla fine, vedremo chi sarà stato più bravo. L’assenza di Anguissa come si sostituisce? Bella domanda, è da giorni che ci sto pensando. Ho ancora 24 ore per scegliere la soluzione migliore. Domande come questa mi piacciono perché sono mirate e parlano di calcio. Faremo il possibile per trovare la risposta giusta. Gli infortuni fanno parte del gioco: alcune squadre riescono a sopperire più facilmente, altre con più difficoltà, ma la soluzione si trova lavorando. Domani vedrete la nostra scelta.
Spinazzola e Olivera? Li abbiamo recuperati. Spinazzola ha giocato 90 minuti contro il Como e durante la settimana abbiamo gestito il suo recupero. Olivera, invece, ha avuto un problema più serio e recidivo, quindi sta lavorando per ritrovare la condizione ottimale. Sono entrambi a disposizione, valuteremo le scelte migliori anche in funzione del prosieguo della stagione, evitando rischi fisici che potrebbero causare ricadute, cosa che sarebbe complicata da gestire. Il motivo di così tanti infortuni in un solo mese? Si possono fare molte ipotesi. In diverse conferenze mi avete chiesto della rosa, e ho sempre detto che fino a quel momento eravamo stati bravi a evitare problemi fisici. È impensabile non averne mai, può succedere un periodo in cui la sfortuna colpisce di più e gli infortuni si concentrano in un reparto specifico. Questo può creare instabilità anche nel sistema di gioco, quindi bisogna essere abili nel trovare soluzioni, valorizzando elementi che fino a quel momento avevano avuto meno spazio, come Raspadori, che ora è al centro della scena. Serve individuare un assetto che non destabilizzi il gruppo, cercando di esaltare le qualità di tutti. Solo sfortuna? Gli infortuni fanno parte del calcio. Siamo la terza squadra con meno problemi fisici in campionato. Inoltre, in carriera, le mie squadre hanno sempre avuto pochi infortuni, il che dimostra l’efficacia del metodo di lavoro. Certo, può succedere, ma basta analizzare la carriera di un calciatore per capire se è uno abituato a giocare 50 partite a stagione oppure 30-35 con un determinato allenatore.
Raspadori? Dal mio punto di vista da allenatore, Jack ha le capacità per giocare come seconda punta, trequartista e anche come mezzala offensiva con qualità. Percorre più di 12 km a partita. Di certo non è un esterno, perché in quel ruolo verrebbe penalizzato. Ogni tecnico deve rispettare le caratteristiche dei propri giocatori senza metterli in difficoltà. Raspadori è un giocatore di talento e qualità: nel 4-3-3, per me, rappresentava un’alternativa ad Anguissa o McTominay quando era necessario aumentare il livello tecnico. Billing? Philip ha buona tecnica e gran fisico, sono contento che abbia giocato. Quando non inizi la stagione con il gruppo e arrivi a metà gennaio, ti trovi in una situazione complessa, con una nuova metodologia di lavoro e un diverso contesto tecnico-tattico da comprendere, sia nei movimenti che nelle richieste dell’allenatore. La partita con il Como gli è stata utile per integrarsi meglio nel sistema di gioco. Oggi, rispetto a prima di quella gara, è un giocatore pienamente inserito, e non ho dubbi nel schierarlo dall’inizio, perché ha assimilato bene alcuni concetti chiave. È un ragazzo serio e affidabile, e sono soddisfatto di ciò che ha dimostrato”.