Marino

Pasquale Marino, allenatore della Salernitana, in mattinata è stato presentato alla stampa: “Ho lavorato molto sull’aspetto mentale della squadra: i ragazzi sono consapevoli del momento che stiamo vivendo e ho chiesto loro di scendere in campo con tranquillità. Solo così si può essere lucidi e propositivi. Non voglio una squadra bloccata dalla paura di sbagliare. Dal punto di vista fisico stiamo bene, il lavoro svolto finora è stato efficace. Ora affronteremo ogni partita una alla volta, con la consapevolezza che ce ne restano sei. In settimana abbiamo cercato di ricreare le condizioni del match che ci aspetta, perché sarà fondamentale che testa e gambe vadano nella stessa direzione. Voglio vedere una Salernitana attenta, concentrata e precisa nei dettagli. Non intendo dire che chi mi ha preceduto non abbia fatto un buon lavoro, ma io cerco di aggiungere qualcosa in più sotto il profilo mentale. Ogni allenatore ha il proprio stile e le proprie idee, io sto cercando di trasmettere i miei concetti e il mio modo di intendere il calcio”.

Sul modulo di gioco: “I numeri contano fino a un certo punto. Che sia 3-5-2, 4-3-3 o 3-4-2-1, ciò che per me fa la differenza è mantenere l’equilibrio in campo, attaccare con ordine e occupare bene l’area avversaria. Sappiamo che ci troveremo davanti una squadra abile nelle ripartenze, che sa interpretare entrambe le fasi con intelligenza. Abbiamo testato diverse opzioni in allenamento. Non ho nulla da nascondere, ma preferisco che i miei giocatori conoscano la formazione direttamente da me e non attraverso indiscrezioni. Ho ancora qualche dubbio da sciogliere e continuerò ad analizzare il Sudtirol per fare scelte quanto più possibili corrette. Sarà una gara ad altissima intensità, perciò dovrò ridurre al minimo gli errori.”

Riguardo Simy, Braaf e Wlodarczyk: “Dobbiamo puntare su chi ha minuti nelle gambe e ritmo partita. Chi è rimasto fermo per tre mesi non può essere preso in considerazione ora. L’intensità che serve in campo non è la stessa che si trova in allenamento. Per questo motivo porteremo avanti gli attaccanti che hanno già un minutaggio consistente. Non c’è tempo per esperimenti: ci aspettano sei partite e dobbiamo affidarci a certezze.”

Sulla scelta di accettare la panchina: “Quando arriva la chiamata della Salernitana, è impossibile restare indifferenti. Sono legato al Sud e ho voglia di dare il massimo. Mi sono preso qualche ora per valutare bene: ho studiato il calendario, analizzato la rosa e i moduli più adatti. Certo, i motivi per tirarsi indietro potevano esserci, ma non è nel mio carattere. Non siamo inferiori a nessuna delle squadre che stanno lottando per salvarsi. Ho accettato con entusiasmo, non certo per motivi economici: non ho bisogno di ‘strappare’ un contratto a tutti i costi. Vent’anni fa ero vicino a venire qui e ho sempre avuto grande stima per questa piazza e per la società. Credo molto in questa sfida.”

Sul contratto e il futuro: “Resterò qui fino a fine stagione, quindi aprile, maggio e giugno: come se fosse un contratto triennale. C’era l’opzione di rinnovo in caso di salvezza, proposta dal direttore, ma ho preferito non vincolarci. Se ci sarà voglia di continuare insieme, lo faremo in maniera naturale, senza bisogno di firme.”

Messaggio ai tifosi: “Conosco bene la passione della tifoseria salernitana. I giocatori hanno bisogno del calore della gente, soprattutto in un momento complicato come questo. Serve un ambiente che ci sostenga e ci trascini, poi toccherà a noi trascinare loro con le prestazioni. Questo non è il momento delle critiche o dei bilanci: bisogna remare tutti nella stessa direzione. Solo uniti possiamo arrivare all’obiettivo. Abbiamo bisogno di tutti: chi ama la Salernitana deve dare il massimo per aiutarla a salvarsi.”

Sul rendimento: “Non è semplice risollevare un gruppo abbattuto dopo una retrocessione, soprattutto se molti giocatori pensano già ad andare via e i tifosi, comprensibilmente delusi, fanno sentire la loro frustrazione. In queste condizioni è difficile lavorare con serenità, soprattutto se ti ritrovi invischiato nella lotta per non scendere in Serie C, con elementi che non hanno mai vissuto situazioni simili. Ho spesso preso in mano squadre in forte difficoltà, come la Spal: lì mi hanno sollevato dall’incarico mentre eravamo in zona playoff, a causa di uno scontro con il presidente. Anche a Frosinone ho vissuto un’esperienza simile. Proprio per questo credo di avere la capacità di capire lo stato mentale dei giocatori. Quando manca la tranquillità, è complicato esprimere tutto il proprio potenziale: è la mente che guida il fisico. I più esperti devono essere d’esempio per i giovani, isolandosi dalle pressioni esterne e ignorando critiche e rumori di fondo. Adesso l’unica cosa che conta sono i risultati, anche perché la situazione è tutt’altro che semplice.”

Su Iervolino: “L’ho sentito domenica e mi ha chiamato anche ieri. Il dialogo con lui e con il direttore sportivo è costante.”