Marino

Pierpaolo Marino

, ex dirigente di Avellino e Napoli, ai microfoni de Il Mattino ha analizzato l’annata dei lupi: “Dopo la sconfitta a Vicenza ho dormito poco e male. È stato un sonno agitato come quello di tutti i tifosi dell’Avellino. D’Agostino è l’unico a non avere nulla da rimproverarsi. Ora non c’è da riflettere sul perché non sono stati vinti i playoff, ma sugli errori che hanno impedito di vincere il campionato. È fondamentale ripartire da un’analisi autocritica. Non mi consola pensare che l’Avellino avrebbe meritato di più. Nel calcio non esistono le vittorie ai punti altrimenti sarebbe pugilato.

I playoff, purtroppo, sono una roulette pazza a cui ci siamo condannati. Puoi giocare male e vincere, giocare bene e perdere, gli episodi sono decisivi. Un rischio più che un’opportunità per chi è costruito per andare in B direttamente. Come lo era l’Avellino. La società ha fatto uno sforzo economico immenso. L’Avellino è stato il miglior attacco del campionato, il capocannoniere del girone C, Patierno e Gori in doppia cifra. Eppure non è bastato. Non può essere relegato a pura casualità. Dati anomali come questo, come i cinque gol in più fatti e soli cinque in meno subiti rispetto della Juve Stabia che non sono bastati a evitare un gap di 10 punti, fanno capire che è necessario ragionare su quali tipi di equilibri siano mancati. Su cosa non ha funzionato.

Pazienza? Umanamente sono legato a Michele, l’ho portato in Serie A all’Udinese pescandolo in C nel Foggia; l’ho rivoluto al Napoli prendendolo dalla Fiorentina. Ha grinta, è un professionista serio, un gran lavoratore, ma se l’Avellino è arrivato solo secondo e non è stato promosso vuol dire che ha commesso degli errori: in fondo, fatta eccezione per la proprietà, come tutti. Non mi permetto di entrare nel merito della scelta sul suo futuro, ma mi sembra chiaro che debba innanzitutto capire cosa non è andato e spiegare come intende correggerlo. Pazienza non ha un curriculum consolidato da allenatore, ma questa esperienza lo aiuterà a crescere. Sta a lui dimostrare di aver compreso su quali aspetti della gestione tecnico-tattica poteva fare meglio”.