Fabian Ruiz
, centrocampista del Napoli, ha rilasciato un’intervista a Dazn: “I miei primi ricordi calcistici sono stati vicino a casa mia, intorno al mio quartiere, con mio fratello che ha sei anni in più di me. Dopo la scuola andavo sempre a giocare con lui e i suoi amici. Nel calcio di strada si impara subito la malizia, giocare con i più grandi mi ha fatto crescere rapidamente e di questo ho approfittato subito quando ho iniziato la mia carriera professionale al Betis, dove ho iniziato a 8 anni. Ho bei ricordi perché quel tipo di calcio da strada è qualcosa che si è perso al giorno d’oggi. A volte manca vedere quei bambini che giocano per strada. Noi usavamo le panchine del parco come porte, le segnavamo con dei sassi. Questi ricordi sono proprio belli. Napoli? Una volta rinnovato, ho continuato a giocare col Betis fino alla fine della stagione. Poi Ancelotti diventa allenatore del Napoli, quindi ho sentito l’interesse crescere perché diceva che io ero la prima opzione. Si mise in contatto col mio agente e l’interesse che il club e l’allenatore hanno mostrato per me ha reso la decisione più facile. Venire in un club come il Napoli, con tutta la sua storia, i suoi tifosi, lo stadio, è stato per me un passo in avanti. Da quando sono arrivato qui, me l’hanno dimostrato, fin dal primo giorno, ogni volta che entro nello stadio del Napoli, per strada, vedo come la gente vive il calcio qui. Mi hanno dato l’opportunità di giocare in Europa, di essere tra le grandi d’Italia e la verità è che è stata una decisione facile e giusta. Il primo anno, con la lingua, l’essere lontano dalla famiglia e dagli amici, è stato un cambio radicale. Ma sono stato fortunato a trovare un grande spogliatoio, grandi compagni che ora sono amici. Questo mi ha fatto adattare più facilmente, grazie a tutti. Ma soprattutto a Mertens, con cui ho trascorso quasi tutti i giorni di quel primo anno. E’ quello che mi portava fuori, mi faceva conoscere Napoli, mi portava a cena. Giorno dopo guiorno ho imparato rapidamente l’italiano e mi sono adattato velocemente. Napoli è nel Sud, come Siviglia, due città molto simili in cui la gente trasmette calore, vicinanza, per farti sentire a casa. Poi ho fatto amicizie qui e grazie a loro tutto è divenuto più facile. Giocare al Maradona? È da pelle d’oca. Poter vivere questa città, questo calcio, questo stadio, per l’importanza che ha Napoli per tutto il mondo, per la storia di Maradona, è una sensazione unica, soprattutto quando giochiamo in Europa. È pazzesco come si sente la gente cantare l’inno della Champions anche dall’altro capo della città, una sensazione che può spiegare soltanto chi la vive”.