Benevento

Michele Pazienza è da sei giorni il nuovo allenatore del Benevento. Dopo aver esordito in panchina con la sconfitta contro la Juventus Next Gen a Biella, l’ex tecnico dell’Avellino è stato presentato questo pomeriggio alla stampa: “C’è un’atmosfera pesante. Quando parlo di atteggiamento, mi riferisco al modo in cui si reagisce alle mosse degli avversari. Ci abbiamo lavorato, ma le poche indicazioni fornite finora non sono state sufficienti, perché serve tempo per rafforzare l’aspetto mentale. Se subiamo un gol, il merito deve essere degli avversari, ma al momento vieniamo penalizzati per qualsiasi cosa, quindi dobbiamo evitare di concedere opportunità. In futuro potrà capitare di concedere qualcosa senza essere puniti, ma adesso non possiamo permettercelo. Voglio lavorare sulla mentalità di ogni singolo giocatore, anche di chi ha meno spazio in campo. La sconfitta contro la Juve non è dovuta a una questione fisica, anzi, ho visto una squadra ben preparata. Su questo punto sono tranquillo e fiducioso. Non ho intenzione di soffermarmi sui numeri con i ragazzi, il mio obiettivo è mostrare loro le soluzioni. Come? Trasmettendo certezze e mettendoli nelle condizioni migliori per esprimersi al meglio. Oggi ho bisogno che tutti si concentrino sulle cose semplici: è così che possiamo uscirne. Ho cercato di non rivoluzionare il sistema di gioco, perché voglio che lavorino in un contesto in cui si sentano a proprio agio. Questa squadra ha bisogno di mantenere sempre un ritmo elevato, una caratteristica che fa parte della sua identità.

Voglia di rivalsa dopo Avellino? Più che voglia di rivalsa, c’è grande voglia di ripagare la fiducia del Benevento. L’obiettivo personale? Conquistare la riconferma attraverso il lavoro quotidiano. Non parlo dell’aspetto contrattuale, ma parlo di conferma che arriva verso la stima e fiducia. Quando non avrò questo, non mi sentirò più l’allenatore del Benevento e avrò fallito. Obiettivo collettivo? Se otterremo la promozione, sentirò di aver raggiunto il mio obiettivo. Questo lavoro non si può fare timbrando semplicemente il cartellino, ma mettendo qualcosa in più. La rosa ha problemi sul piano della fisicità? Se ci riferiamo ai centimetri, sì qualche centimetro manca. La caratteristica principale della squadra è l’intensità, che permette di affrontare i duelli fisici con ferocia e agonismo. I centimetri chiaramente sono importanti, ma ci sono altre situazioni su cui poter lavorare. 

Difficoltà nella finalizzazione? È normale sbagliare negli ultimi metri, ma la soluzione è creare più occasioni simili, perché su 10 azioni, 1 o 2 possono trasformarsi in gol. Se produciamo poco, in questo momento non basta. In futuro, magari, anche con una o due occasioni si può portare a casa la vittoria. Ai ragazzi ho chiesto di vivere pienamente questo momento e di aumentare la produzione offensiva per ottenere quel risultato che possa dare una spinta a noi e a chi ci sta vicino. Noi dobbiamo trasmettere equilibrio nella testa dei calciatori. Per affrontare questo campionato, bisogna essere più spigolosi, sporchi, poi si potrà anche essere belli in futuro. Io voglio essere efficace, non bello. Ho avuto la possibilità di seguire il Benevento nella fase in cui otteneva risultati importanti, giocava un bel calcio e i giovani erano più spensierati e freschi. Al di là dei giovani, nelle prime giornate alcuni calciatori raggiungono la condizione migliore prima di altri, e questo può essere una delle ragioni dell’ottimo inizio di stagione. Ho seguito il Benevento anche nel periodo difficile e, quando ho parlato con la proprietà, mi è stato chiesto cosa avrei fatto per risollevare la situazione. Ritengo che la squadra abbia bisogno di maggiore equilibrio nella zona nevralgica del campo, quindi ho pensato di proporre un centrocampo a tre nella prima uscita. Nei giocatori più esperti ho trovato la massima disponibilità e la volontà di aiutare i ragazzi più giovani. Starita? Nasce come attaccante esterno, ma ora con il passare degli anni ha reso più affiacato alla prima punta. Io lo vedo come una seconda punta, utile nella zona centrale del campo. Per caratteristiche si avvicina a Lanini e Manconi, mentre Perlingieri è più un centravanti di manovra. Sono calciatori che, per le loro qualità, permettono di variare il sistema di gioco. Il mio compito è sfruttare al massimo tutte le caratteristiche a disposizione”.