Avellino, D’Angelo: “Si respira aria di grande piazza, Braglia è un vincente. Sono una mezz’ala, il mio idolo è Pastore”
Un periodo di flessione fisiologico per l’Avellino di mister Piero Braglia, distante dal successo da tre partite consecutive. Con il match col Monopoli rinviato, la formazione irpina dovrà prepararsi ai prossimi appuntamenti. Il calciatore Santo D’Angelo, intercettato dai microfoni dei colleghi di Prima Tivvù, ha parlato delle sue prime settimane da biancoverde: “Ho perso 10 anni di vita per quella trattativa. Siamo partiti in ritiro a Livorno sia io che Agostino Rizzo. Poi un giorno mi chiama il procuratore e dice di andare ad Avellino. Non una richiesta ma una certezza, sapendo che io avrei fatto subito le valigie. Siamo arrivati al Partenio, eravamo in pochi ancora ma si respirava aria di una grande piazza. Mister Braglia si vedeva che era un vincente sin dal primo giorno”.
Sulla posizione in campo: “Il ruolo in cui più mi esprimo meglio è la mezz’ala dove copro meglio il campo. La mia caratteristica migliore è quella dell’inserimento. Ho fatto anche il play davanti alla difesa a Matera, con mister Padalino”.
Sul gol al Palermo: “Il Barbera vuoto mi ha fatto male il cuore, sono nato e cresciuto in quello stadio. Guardavo le partite in curva, facevo il raccattapalle e ricordo sempre 40mila spettatori. Vederlo vuoto, come lo è il Partenio e tutti gli stadi d’Italia, fa molto male. Sulla partita ho poco da dire, sono un professionista. Ho segnato e non ho esultato per rispetto”.
Su Braglia: ” È un sergente quando deve farlo ma è anche un tipo scherzoso. Ti manda a quel paese se deve, non si tiene nulla. Però lo adoro, è un vincente. Sa scindere il momento dove bisogna lavorare e dove bisogna fare sul serio”.
Sull’idolo: “Pastore. Il mio 27 è anche perché era il suo numero a Palermo. Lo adoravo, per me è il giocatore più forte al mondo. Mi piaceva la sua eleganza, il suo talento”.