d'agostino avellino

Angelo Antonio D’Agostino, presidente dell’Avellino, è intervenuto ai microfoni di Prima Tivvù. Di seguito un estratto: “Avellino-Juve Stabia? È stata una partita emblematica, che ci ha segnato. Fino a quella partita, la distanza tra noi e la Juve Stabia era colmabile. Non è stata una bella giornata, anche perché subimmo due gol da un ex (Mignanelli) e il 2-2 allo scadere. È stata una brutta batosta, perché lì capimmo che era più difficile raggiungere la promozione diretta. Playoff col Vicenza? Non andai a Vicenza per un impegno politico. Vidi solo l’ultima parte della partita: facemmo bene, ma non riuscimmo a segnare. È stata una delusione forte, anche più della gara contro la Juve Stabia, perché, vista la prestazione dell’andata, ci avevamo creduto tutti. In queste circostanze devi metabolizzare la sconfitta e pensare immediatamente al futuro. È stata una brutta serata, eravamo tutti delusi.
Conferme dello staff tecnico? La scelta è maturata in base al campionato che avevamo fatto. Avevamo iniziato con un altro allenatore, poi con Pazienza c’è stata una ripresa e siamo arrivati ai playoff. Era doveroso dargli la possibilità di disputare un campionato intero, ma poi le cose sono andate peggio. Il direttore Perinetti, che ho sempre stimato per le sue capacità e per il suo passato calcistico, probabilmente era più adatto alla Serie A che alla Serie C. In Serie C si fa un calcio diverso. L’accoppiata non ha funzionato proprio perché lui non ha una grande esperienza in C, viene da un mondo diverso, un po’ più viziato. Ritengo sia molto più complicato vincere un campionato di C che di B. Biancolino? Sicuramente è stata una scelta coraggiosa, ma anche ragionata, perché è una persona che ha grinta e voglia. Secondo me, era la persona giusta per far emergere le qualità della rosa. Ero convinto che con lui si potesse fare bene e credo si possa fare ancora meglio. Ha una media punti importante: se fosse stato l’allenatore dall’inizio, saremmo primi. Rinnovo? È una persona che apprezzo molto, non è una persona venale. Non pensa ai soldi o a sé stesso, pensa prima alla squadra. Rastelli qui ha pensato solo ai soldi e abbiamo visto poi i risultati ottenuti. Pazienza? Mi ha sorpreso quando ha detto: ‘Non so cosa è successo, ma non mi ascoltano’. Ma come? Fino a poco prima non c’era alcun tipo di problema, e poi, all’improvviso, sì. Questa cosa poteva essere manifestata prima. Se vuoi allenare una squadra forte, serve un allenatore con un carattere altrettanto forte.
Essere presidente dell’Avellino? In questo caso c’è il fattore della passione. Non capisco chi va a fare il presidente in una realtà che non è la sua. Non è un’attività imprenditoriale in cui puoi pensare di fare soldi: deve prevalere la passione, altrimenti non ha senso fare nulla. Tra le 22 aziende che ho, l’US Avellino è la più complicata per diversi fattori. L’Avellino non è solo mio, ma è di tutti: qualsiasi scelta tocca la passione di tanta gente. Siamo una delle migliori società a livello nazionale, gestiamo tutto con molta attenzione e cerchiamo di essere allineati con tutte le norme del mondo del calcio. Percorso? Il Covid ci ha bloccati subito e abbiamo vissuto due anni particolari. Con un’azienda puoi prevedere dei programmi più precisi. Nel calcio, invece, ci sono variabili che non puoi determinare. Ci vuole anche molta fortuna”.