Giovanni Manna, direttore sportivo del Napoli, in conferenza stampa ha fatto il punto sulla sessione invernale di mercato conclusa nelle scorse ore: “Vogliamo esprimere la nostra gratitudine a Kvara per tutto ciò che ha fatto per Napoli e per quello che ha dato alla città. Abbiamo cercato di risolvere una situazione complessa già a luglio, poi di nuovo a novembre e dicembre, ma alla fine ci siamo trovati nella condizione di doverlo cedere in questa sessione. Non direi che siamo stati ricattati, ma quasi. È stata una scelta necessaria. Ho letto che la cessione sarebbe servita a sistemare il bilancio o il mercato estivo, ma non è vero. Fino a venti giorni prima stavamo trattando un rinnovo importante, ma poi le dinamiche di mercato e la volontà del giocatore ci hanno portato a prendere una strada diversa. Abbiamo perso un elemento fondamentale, questo è un dato di fatto, ma il Napoli ha lavorato per trovare un sostituto adeguato, considerando che era probabilmente il giocatore più rappresentativo della squadra. Tuttavia, nel mercato di gennaio le condizioni sono più complesse: i parametri cambiano, i giocatori di valore difficilmente si muovono e alcune valutazioni non erano in linea con le nostre esigenze economiche e con la nostra politica salariale, che rimarrà la stessa anche in futuro.
Rinnovi? Il contratto di Olivera è praticamente chiuso: c’è un accordo con il giocatore e siamo soddisfatti. Anche Alex vuole rinnovare, siamo vicini e a dicembre avevamo deciso di rimandare il discorso a dopo il mercato per affrontarlo con maggiore serenità. Lo riprenderemo nelle prossime settimane. Per quanto riguarda Frank, il suo contratto prevede due anni di opzione, ma abbiamo già discusso la possibilità di un nuovo accordo per dargli maggiore stabilità, perché lo merita e vuole restare. Non c’è urgenza, ma lo affronteremo nei prossimi mesi. Danilo e Comuzzo? Danilo è un giocatore che conosco personalmente dalla mia esperienza precedente. Avevamo trovato un’intesa completa e ci aspettavamo il suo arrivo a breve, ma alla fine ha fatto una scelta di vita diversa, che rispettiamo. Lo abbiamo seguito fino all’ultimo perché ritenevamo potesse portarci grande esperienza, ma le cose sono andate diversamente. Per Comuzzo, lo consideravamo un investimento per il futuro e ci avrebbe permesso di dare a Rafa Marin la possibilità di giocare altrove, come gli avevo promesso. L’operazione era quasi conclusa, con i documenti pronti, ma senza l’ingresso di un altro difensore non potevamo procedere. Abbiamo fatto un’offerta concreta e rilanciato, andando oltre il valore iniziale del giocatore, perché a gennaio si paga sempre un 15-20% in più, ma alla fine non siamo riusciti a chiudere. Mi dispiace che sia diventato un caso mediatico, perché in due giorni si poteva semplicemente fare o non fare senza clamore.
Con il mister ci siamo confrontati: è ovvio che non siamo felici della partenza di un giocatore così importante, io per primo. Le aspettative a volte diventano troppo alte, e forse abbiamo contribuito a crearle anche noi, ma la squadra ha fatto 54 punti ed è in crescita. Non dobbiamo sottovalutare il percorso che stiamo facendo. Le strategie della società e dello staff sono in linea: non c’è nulla da “risanare”, il mister è concentrato sul lavoro in campo e sulle prestazioni. Parlare troppo di mercato rischia di sminuire il lavoro fatto finora. Siamo passati da una squadra che lo scorso anno è arrivata decima a una che oggi è stabilmente in corsa per gli obiettivi prefissati, ovvero tornare nelle competizioni europee, possibilmente dalla porta principale. È questo il nostro obiettivo. Quando si intraprende un nuovo percorso, è naturale che Napoli possa essere vista come una tappa di passaggio. È lo stesso discorso che vale per chiunque riceva un’offerta di lavoro con uno stipendio quintuplicato: non è sempre facile dire di no. Costruire un progetto richiede tempo e riguarda tanti aspetti, non solo il campo. I risultati ci fanno pensare di essere in fase di accelerazione, ma il processo non è così immediato. Le idee sono condivise e, anche se abbiamo perso un elemento importante, il focus deve rimanere sulla squadra e sul rendimento. Avremmo potuto fare meglio e mi assumo la responsabilità di quello che è stato fatto e di ciò che verrà. Tuttavia, con questa conferenza chiudiamo il discorso: ora vogliamo che si parli solo di calcio giocato.
Garnacho e Adeyemi? Abbiamo trattato Garnacho e lo abbiamo incontrato già prima della partenza di Kvara. Abbiamo fatto un’offerta importante al Manchester United, avvicinandoci molto, ma il giocatore, per lasciare la Premier League a gennaio – perché a luglio è un’altra storia – voleva un ingaggio molto alto. In questo momento non possiamo permettercelo, non vogliamo farlo e, soprattutto, non lo riteniamo corretto, considerando la media salariale nello spogliatoio. Non sarebbe giusto nei confronti degli altri giocatori che stanno dando tanto alla squadra. Abbiamo costruito un gruppo competitivo per affrontare una competizione e siamo arrivati fin qui grazie al mister e ai giocatori. Non sarebbe stata una scelta equa. Per quanto riguarda Adeyemi, avevamo un accordo di massima con il Borussia Dortmund e abbiamo parlato con lui, ma il giocatore non era convinto e ha deciso di non venire in questo momento. Ho letto che avrebbe già accordi con altri club, ma non è vero. Non ho insistito, perché chi arriva al Napoli lo deve fare con convinzione. Da quando sono qui, tutti i giocatori che abbiamo preso volevano fortemente questa squadra. Non devo convincere nessuno: se vuoi venire al Napoli, lo fai con entusiasmo, altrimenti non sei il profilo giusto per noi. Nel mercato di gennaio è sempre difficile acquistare giocatori forti, a meno di investimenti enormi. I soldi della cessione di Kvara, o di eventuali cessioni future, saranno reinvestiti per completare la rosa.
Saint-Maximin? Su Saint-Maximin ci sono stati problemi burocratici, e il club saudita aveva richieste che né noi né il Fenerbahce potevamo soddisfare. Il rammarico è non aver puntato subito su un profilo simile, invece di perdere tempo inseguendo giocatori con valutazioni troppo alte. A gennaio il tempo è prezioso: tra dieci giorni persi per Kvara, le partite e le difficoltà di chiudere grandi affari, le occasioni si riducono. A parte il Manchester City e il PSG, pochi club hanno fatto investimenti da 40-50-60 milioni: il Milan ha preso Gimenez, la Juventus ha acquistato un difensore per sostituire l’infortunato Kalulu, ma altri colpi di questa portata non si sono visti. È un dato di fatto. Okafor e il Lipsia? Sono dinamiche di altri club. Non è vero che non ha superato le visite mediche, la situazione è diversa. Ha avuto un infortunio a dicembre e solo da dieci giorni è tornato in gruppo. Per i nostri standard è ancora indietro fisicamente, e i dati ce lo confermano. Qui si lavora con un metodo preciso, come dice il mister, e ha bisogno di tempo per ritrovare la condizione ottimale.
Rafa Marín è stato il primo acquisto, arrivato al posto di Østigård per un percorso di crescita. Abbiamo investito su di lui, proviene da un settore giovanile importante e, anche se sono passati sei mesi, deve ancora adattarsi. Abbiamo difensori che stanno dimostrando un livello alto, quindi deve continuare a lavorare e farsi trovare pronto. Avevamo un accordo con il Villarreal, che lo voleva per la Champions, ma alla fine non si sono create le condizioni per un altro acquisto, quindi andiamo avanti così. Sa che deve allenarsi ogni giorno come se dovesse giocare la domenica. È un discorso chiuso, ne abbiamo già parlato con lui e con chi desiderava più spazio. Per Yeremay? Lo abbiamo osservato e ci siamo informati, come facciamo con tanti altri giocatori, ma niente di più. Nel mercato, è naturale che i prezzi aumentino quando ci sono più risorse economiche a disposizione. Durante l’estate, invece, la disponibilità dei club è più limitata perché prima devono vendere, e lo stesso è accaduto con Osimhen. È importante restare nei nostri parametri senza sopravvalutare un giocatore o prendere decisioni affrettate. La nostra realtà è questa, ma c’è grande ambizione e aspettative elevate. Tuttavia, è fondamentale mantenere la calma, restare ancorati alla realtà per aumentare le possibilità di raggiungere i nostri obiettivi. Non si tratta di smettere di sognare, ma di avere un approccio concreto. Sento dire che si poteva vincere lo Scudetto, ma bisogna essere equilibrati: tutti conosciamo l’obiettivo, l’allenatore sa cosa fare e la squadra sta lavorando per arrivarci. Il mercato non si è chiuso ieri e il Napoli non si è fermato. Serve obiettività e coerenza, come dimostrato con Osimhen e non solo. Alcuni club possono permettersi certe operazioni che noi non possiamo fare. Siamo solidi, con i conti in ordine, senza debiti, e non prenderemo decisioni solo per assecondare la piazza.
Da giugno ho lavorato per step, con il miglior tecnico disponibile, e i fatti lo dimostrano. Lui ha avuto la pazienza di aspettarci, e la squadra è stata completata nell’ultimo giorno di mercato. Il presidente ci ha dato la possibilità di muoverci anche senza la cessione di Osimhen. Le scelte erano già state fatte da settimane, ma serviva la disponibilità economica, e ADL ha dato il via libera. In estate potremo muoverci in modo diverso, e la partenza di Kvara ci aiuterà a programmare meglio. L’obiettivo primario è centrare la Champions, poi potremo pianificare con maggiore anticipo, con un tecnico che conosce già la rosa. Osservare un giocatore in TV è una cosa, allenarlo è un’altra. Partiamo con un vantaggio e dobbiamo essere precisi e puntuali, come accade nei club che pianificano bene. Per quanto riguarda casi come quello di Kvara, avremmo potuto anticipare il rinnovo per proteggerci da situazioni impreviste. Quando un giocatore vuole andarsene, trattenerlo diventa complicato: si può provare a convincerlo, ma se non c’è la volontà di restare, forzarlo non ha senso. Chi sceglie di restare deve credere nel progetto, sacrificarsi, lavorare con impegno e seguire l’allenatore. Questo non vale solo per noi, ma in generale. Se questi principi vengono meno, non ha senso insistere. Non si possono costringere le persone: persino nei matrimoni si arriva al divorzio. Chi vuole andare via deve portare un’offerta adeguata. Abbiamo fatto tutto il possibile, anche il mister si è speso in prima persona. All’inizio Kvara sembrava disponibile, poi le cose non sono andate avanti. Non ha senso cercare colpe: era destino che andasse così. Ora bisogna guardare avanti, senza rimuginare. La soluzione per il futuro è rinnovare i contratti nei tempi giusti o, se necessario, cedere i giocatori e sostituirli”.