Mario Aiello, direttore sportivo dell’Avellino, è intervenuto ai microfoni di Prima Tivvù: “Due punti dalla vetta? Il nostro obiettivo era ridurre il gap, ma eravamo consapevoli della distanza e sapevamo di dover ragionare partita dopo partita, senza fare calcoli. A fine dicembre abbiamo tracciato un primo bilancio e ci siamo resi conto che avevamo accorciato, anche se non ancora come ora. Da lì la consapevolezza che potevamo provarci. Che mercato è stato? Abbiamo cercato di pianificare tutto in maniera intelligente e di avere le idee chiare. La nostra strategia è partita già ad ottobre, con un piano chiaro: prima di tutto valorizzare la rosa a disposizione, poi ragionare sui rinnovi. Avevamo dieci giocatori in scadenza, ne abbiamo rinnovati tre, scegliendo con la testa e non con il cuore. A ottobre avevamo progettato due scenari: uno che prevedeva l’Avellino lontano dalla vetta e uno vicino alla vetta. Trovandoci in quest’ultima situazione, la società ha fatto un ragionamento diverso e gli acquisti danno delle risposte.
Rinnovo Patierno? Sì, con Patierno abbiamo fatto un discorso diverso. È un giocatore di grande valore, un leader dentro e fuori dal campo. Per questo abbiamo accelerato i tempi del rinnovo: lui stesso voleva legarsi all’Avellino il più possibile. Il nuovo contratto lo legherà a noi fino al 2028, e a breve sarà ufficializzato. Se siamo riusciti a colmare il gap in classifica, è merito anche dei giocatori che hanno dato tutto fino ad oggi, e Chicco è stato un protagonista. Le scelte non le facciamo in funzione del momento o degli episodi, sono molto ragionate. Siamo convinti che Patierno continuerà a essere decisivo negli anni a venire. Patierno e Lescano possono giocare insieme? Sono entrambi prime punte, ma con caratteristiche diverse: Lescano è più un uomo d’area, mentre Patierno sa anche legare il gioco. Sono sicuro che potranno coesistere alla grande.
Cagnano? Ogni scelta è stata fatta nel rispetto del gruppo, come prima cosa. Abbiamo valutato prima ciò che avevamo in casa e poi abbiamo fatto delle scelte mirate alle caratteristiche dei giocatori che volevamo acquistare. Per quanto riguarda Cagnano, voglio subito chiarire qualsiasi dubbio sul suo stato di salute. È un giocatore che ha militato in Serie B per 3-4 anni, cresciuto nel vivaio dell’Inter. Quest’anno era partito titolare prima di sottoporsi a un intervento comunque delicato, ma già da dieci partite veniva convocato e aveva giocato in Primavera. Avevamo già ricevuto garanzie. Inoltre, grazie alla nostra convenzione con Villa Stuart, per ulteriore tranquillità, gli abbiamo fatto svolgere visite approfondite, che hanno confermato quanto ci aveva riferito il Sudtirol. Ora è qui, in condizione di giocare anche per 90 minuti: avrebbe potuto farlo già domenica scorsa e potrà farlo nella prossima. Ora la scelta spetta al mister. Todisco e Manzi? Abbiamo voluto puntare su giocatori giovani: Todisco è un 2002, Manzi un 2000. Sono giocatori che, dimostrandolo sul campo, possono far parte della famiglia Avellino anche a lungo termine. Quando prendi un giovane, almeno sulla carta, la gestione del gruppo diventa più semplice, ma è fondamentale che sia all’altezza degli over attualmente titolari.
Palumbo? Palumbo è stato forse l’acquisto più complicato che abbiamo portato a termine. I primi contatti risalgono alla fine di dicembre. Avevamo bisogno di sostituire Toscano con un giocatore dalle caratteristiche diverse. Palmiero è il vero play della squadra e sta facendo un campionato importante, ma ritenevamo necessario affiancarlo con un calciatore che garantisse gli stessi standard qualitativi, possibilmente con caratteristiche fisiche differenti. Avevamo due-tre profili in ballo, ma Palumbo era la nostra prima scelta. Oltre al valore tecnico, aveva anche un’importante prospettiva di crescita, essendo un classe 2002. La trattativa è passata da semplice suggestione a qualcosa di concreto: il giocatore aveva richieste in Serie B, ma ci aveva già promesso che, in caso di C, avrebbe scelto Avellino. Siamo stati bravi e insistenti, abbiamo parlato con il ragazzo e con il suo procuratore, ottenendo il loro ok. Il passo successivo è stato trovare un accordo con la Juventus e in pochi giorni ci siamo riusciti. Palumbo è un giocatore che può dare molto, sia nel presente che in futuro. È un play, ma ha anche buona gamba e capacità di tiro e verticalizzazione, quindi può interpretare anche il ruolo di mezzala. Questo significa che può giocare insieme a Palmiero, non per forza in alternativa. Tribuzzi? Ci sono stati momenti di riflessione reciproca tra il club e il giocatore. Non eravamo sulla stessa lunghezza d’onda e ci siamo presi un attimo per capire il futuro. Tribuzzi è un giocatore che potrebbe essere titolare in qualsiasi squadra di Serie C e anche in Serie B. Tuttavia, trovandosi in un contesto altamente competitivo, non era possibile garantirgli 90 minuti ogni partita. Poi, anche grazie ad alcune modifiche tattiche del mister, è ritornato in auge il discorso di Alessio. In questo periodo si è dimostrato un professionista esemplare e oggi vediamo un giocatore determinante.
Panico? L’idea era quella di alzare il livello qualitativo del reparto offensivo. All’inizio eravamo orientati su un profilo più strutturato, ma quando si è presentata l’opportunità di Panico, il valore del giocatore ha avuto la meglio. È un calciatore che ci può dare qualcosa di diverso, soprattutto in termini qualitativi. Per questo abbiamo colto l’occasione. Perché Redan è stato ceduto? La decisione è nata dall’analisi della nostra stagione. Abbiamo ritentuo necessario avere un calciatore che potesse dare da subito più continuità in termini realizzativi, per questo abbiamo colto l’opportunità Lescano. Gori e Redan sono giocatori di assoluto valore. Tant’è vero che Gabriele ha prolungato il contratto di un anno, è andato a giocare in B, e siamo sicuri che tornerà ancora più pronto. Gori è un giocatore di livello, con anni di Serie B alle spalle. È normale avesse l’esigenza di avere maggiore continuità. È sempre stato un professionista e ha dato il suo contributo. Con questa operazione abbiamo oggi un giocatore come Lescano, che garantisce maggiore prolificità sotto porta, e in futuro potremmo ritrovare un Gori ancora più forte. Per quanto riguarda Redan, abbiamo ritenuto che non fosse ancora pronto sotto il profilo caratteriale per una piazza come Avellino. Per questo abbiamo colto l’opportunità di mandarlo in prestito in una squadra di Serie A belga, dove potrà maturare. Potrà tornare, oppure potremo ricavare una plusvalenza.
Lescano? La logica si lega al discorso di prima: avendo ridotto il gap, se c’era la possibilità di migliorare il reparto offensivo con un giocatore che garantisse più gol, la società avrebbe colto l’occasione. Il merito di questa trattativa va alla società e alla piazza. Lescano non sarebbe mai venuto qui senza il blasone di questo club e senza la passione della nostra piazza. È stata un’operazione complicata, portata avanti 15 giorni prima che uscisse la notizia. Giovanni D’Agostino ha condotto i primi contatti, poi è intervenuto il presidente. Si è creata la condizione e la società non si è tirata indietro. Zuberek? L’idea di puntare su Zuberek nasce in questo modo: premetto che conoscevo già il ragazzo, l’avevo visto dal vivo con la Primavera dell’Inter. Lo vidi proprio nella finale che l’Inter vinse contro il Cagliari a Sassuolo. Era un 2004 che giocava con ragazzi del 2002 e 2003, e questo mi colpì subito. Le sue qualità erano evidenti. Nella stagione successiva è andato in Serie B con la Ternana, ma poi ha avuto un problema fisico e si è dovuto fermare. Lo scorso anno ha ripreso a pieno regime, collezionando 15 presenze, anche se ancora senza gol. Avendo una struttura offensiva già numerosa e forte, ci è sembrato giusto puntare su un giovane di prospettiva. Così come nei nostri campionati girano giocatori come Anatriello e Crespi, anche Zuberek ha un background importante. È un nazionale polacco, quindi spesso sarà chiamato a giocare con la sua selezione. Era giusto investire su un giocatore di questo tipo e ci auguriamo che possa dare il suo contributo. Lui arriverà in prestito, anche perché l’Inter probabilmente avrà la sua seconda squadra il prossimo anno, come mi ha confermato il loro responsabile, Dario Baccin. È un giocatore su cui loro vogliono puntare e, se ci punta l’Inter, speriamo possa dimostrare sul campo la fiducia che gli abbiamo dato.
Anatriello? Quando lo abbiamo trattato, avevamo già l’attacco completo e volevamo fare un acquisto prospettico. L’idea era prenderlo a titolo definitivo per patrimonializzare. Nel contesto attuale, invece, avevamo bisogno di mettere un altro giocatore offensivo con caratteristiche strutturali alternative a Lescano e Patierno. Siccome nell’ultimo giorno di mercato non era facile mettere in piedi un’operazione più importante in ottica prospettica, abbiamo pensato che andava bene anche un prestito. Tante richieste per Patierno? Patierno è sicuramente un giocatore importante, quindi le migliori squadre sono sempre interessate a lui. Questo lo sappiamo bene. Durante il mercato, però, queste voci vengono amplificate. La società è sempre stata chiara nel dire che Patierno non era in uscita, e oggi, con il rinnovo che stiamo per completare, abbiamo dato la risposta che tutti aspettavano. Pazienza? Sì, ci è arrivata questa notizia tramite il suo procuratore. Non sappiamo a che punto sia questa eventuale idea del Benevento. Quello che posso dire è che, secondo la normativa attuale, un allenatore può decidere di andare via anche senza l’autorizzazione della società. Quindi, sarà una sua decisione. Michele Pazienza è un allenatore importante, che nel suo primo anno ha fatto molto bene, arrivando in semifinale e al secondo posto. È normale che lui possa avere richieste da club importanti come il Benevento”.