Dall’ottimismo alla crisi: ribaltone all’Avellino e quelle parole di giugno…

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La sconfitta contro il Latina ha scosso profondamente l’ambiente dell’Avellino, portando a un vero e proprio ribaltone all’interno della società. Il club, guidato dal presidente Angelo D’Agostino, ha deciso di intervenire con fermezza e drasticità, esonerando non solo il tecnico Michele Pazienza, ma anche l’intero staff dirigenziale responsabile dell’area tecnica: Giorgio Perinetti, direttore dell’area tecnica, Luigi Condò, direttore sportivo, e Pierfrancesco Strano, responsabile dell’area scouting. Una decisione inevitabile, considerato il deludente avvio di campionato. La squadra irpina, infatti, ha raccolto appena 3 punti in 5 partite, un bottino ben al di sotto delle aspettative per una formazione che avrebbe dovuto lottare per posizioni ben più ambiziose. L’inizio disastroso, culminato nell’amara sconfitta interna contro il Latina, ha fatto traboccare il vaso, spingendo la società a un reset totale del progetto tecnico.

Eppure, la stagione si era aperta sotto ben altri auspici. Lo scorso 15 giugno, durante una conferenza stampa, lo stesso patron D’Agostino aveva manifestato ottimismo e fiducia nel progetto in corso, dichiarando: “Speriamo di commettere il minor numero possibile di errori, di essere più lungimiranti e un po’ più fortunati. Il mister ha fatto un ottimo lavoro, considerando che è subentrato in corsa. È giusto continuare il progetto che abbiamo avviato l’anno scorso. Non ho mai avuto dubbi sulla riconferma del mister e del direttore”. Queste parole, che all’epoca sembravano confermare la solidità del progetto tecnico, sono state smentite dai fatti. Anche Giorgio Perinetti, in quella stessa conferenza, aveva sottolineato l’importanza della continuità, parlando di un piano biennale con obiettivi precisi: “Quando ci siamo incontrati un anno fa, abbiamo parlato della necessità di raggiungere determinati obiettivi entro due anni. Ripartiremo con maggiore conoscenza e consapevolezza delle cose positive fatte. Da qui ripartiamo con l’obiettivo di centrare quello che è importante per tutti noi”. La visione del progetto a lungo termine non si è però concretizzata sul campo. L’Avellino ha mostrato confusione e mancanza di carattere, segnali preoccupanti già emersi nella pesante sconfitta contro il Picerno che avrebbe dovuto rappresentare il primo campanello d’allarme per il club. L’allenatore Michele Pazienza, che sembrava aver trovato la giusta direzione lo scorso anno, non è riuscito a trasmettere quella “cattiveria agonistica” tanto auspicata: “La rabbia non l’ho ancora smaltita,” aveva dichiarato, “perché voglio conservarla e trasmetterla ai giocatori del prossimo Avellino. Questo deve portarci a disputare un campionato con una forte cattiveria agonistica”. Determinazione che sul rettangolo di gioco non si è mai vista.

Ora l’Avellino si trova a fare i conti con una situazione complessa. Il ribaltone dirigenziale e tecnico potrebbe rappresentare l’inizio di una nuova fase, ma la strada si prospetta in salita. Il club dovrà ripartire con umiltà, concentrandosi su un obiettivo primario: ricostruire la propria identità, affrontando il campionato partita dopo partita, con la consapevolezza di dover lottare per recuperare il terreno perduto. L’unica certezza, al momento, è che l’Avellino deve ritrovarsi prima di poter ambire a traguardi più ambiziosi.