Iervolino: “Giocatori strapagati e molli, striscioni ingiusti e offensivi ma non lascio. Sul colloquio con Inzaghi, sul mercato e su De Sanctis…”

Iervolino: “Giocatori strapagati e molli, striscioni ingiusti e offensivi ma non lascio. Sul colloquio con Inzaghi, sul mercato e su De Sanctis…”

Danilo Iervolino

rompe il silenzio. Dopo le due pesanti sconfitte consecutive e il malumore della piazza, il presidente della Salernitana interviene in conferenza stampa. Di seguito le sue dichiarazioni:

“Mi dispiace tantissimo vedere la Salernitana ultima in classifica e che vive questo momento di grande disagio. Non è stata una squadra costruita per stare lì. Abbiamo tanti nazionali e giovani promettenti. Da quando sono a Salerno ho profuso grande impegno e importanti investimenti. Ho cercato di essere quanto più possibile presente, compatibilmente con altri impegni. Ho sempre avuto a cuore le sorti dei calciatori. Almeno tre volte al giorno, anche quando non sono presente, sono al telefono con i dirigenti per sapere tutto, non solo dal punto di vista professionale e lavorativo. Sono sempre ad informarmi su come stanno le famiglie dei calciatori. L’anno scorso abbiamo fatto un campionato importante, quest’anno siamo per la terza volta consecutiva in Serie A.

Non ci meritiamo una squadra con gambe flaccide e che non vuole sudare, ma non è una squadra costruita male. Sono convinto di questo, la colpa certo che è mia. È giusto che anche il presidente debba mettere la faccia, perché la scelta dei manager, dei giocatori e degli investimenti è mia. Abbiamo comprato però giocatori che fanno parte di nazionali, li abbiamo presi dal Nizza, dalla Juve, dall’Inter e dall’Atalanta, non li abbiamo pescati in Lega Pro. Non volevamo fare una squadra di soli giovani, ma abbiamo preso anche calciatori esperti. Abbiamo cercato di rinforzarla. L’anno scorso abbiamo chiuso a 42 punti, da quel gruppo abbiamo sostituito due giocatori con altri altrettanto forti e quindi non mi sembra che la campagna acquisti possa aver generato questo disvalore, ma penso che chi è rimasto ha deluso tanto. Dov’è la colpa? Dove si annidano i problemi? In un ambiente lacerato, purtroppo non riusciamo a creare quella giusta armonia, ci sono delle fazioni e tanti giocatori che non amano Salerno, che non vogliono più restare. Sono qui, ma vorrebbero stare altrove. Per me sono gli unici responsabili in questo momento.

Abbiamo salari altissimi, sono stati pagati cartellini molto costosi e loro hanno disatteso tutti gli impegni. È con loro che dobbiamo lavorare, loro devono prendersi le responsabilità. Devono giocare a Salerno per la gioia di doverlo fare perché amano questa piazza o per la paura perché questa sarà la loro tomba sportiva. Avrò un pugno durissimo con molti di loro. La ricetta? Non c’è una sola ricetta. A gennaio andranno via i giocatori che non vogliono restare. D’ora in poi saremo molto più attenti nell’acquistare giocatori che hanno una voglia matta di stare a Salerno e di amare questi colori, questa città. Di rendersi disponibili sempre. Qui abbiamo giocatori che si lamentano, tutti contro tutti o che cercano alibi. Questo è il grande problema e la mia più grande responsabilità. Andiamo avanti con impegno, ce l’abbiamo fatta due anni fa e cercheremo di farcela anche quest’anno. Abbiamo il valore di una rosa importante, che potrebbe raggiungere risultati importanti anche nelle prossime partite perché confido ancora in questa squadra.

Nella partita con il Bologna abbiamo giocato un primo tempo molle, loro hanno approfittato di due disattenzioni e due errori incredibili. Non so senza quegli errori come sarebbe finita la partita. Poi abbiamo spinto negli ultimi venti minuti, tantissimo. Potevamo tranquillamente pareggiarla. La mia analisi non è nefasta, come ho sentito da molti di voi. Negli ultimi minuti abbiamo creato tre o quattro palle gol nitide, quei minuti sono esisti e da quella forza dobbiamo prendere spunto e giocare le prossime gare. Alla fine c’è stata la contestazione, non eravamo abituati, ma non voglio ricordare ciò che ho fatto per questa squadra perché l’abbiamo fatto con il cuore. Un gruppo di tifosi ha chiesto di parlare con la società, si è presentato Milan che è l’amministratore delegato. Loro volevano parlare con me. Ero affranto, non sereno, provato. Mandare un amministratore delegato è una cosa importante, non mi sembrava aver mancato di rispetto a nessuno, non era mia intenzione. Anzi, ho sempre detto di essere innamorato folle della città, dei tifosi, di come vengono allo stadio e mi scuso, quando le cose vanno male, per la gente che va sotto l’acqua anche in trasferta e devono tornare a casa mortificati da brutte prestazioni.

Non mi aspettavo però di ricevere ingiustamente con incredibile irriconoscenza degli striscioni altamente offensivi che giudico anche minacciosi perché una parte della tifoseria, che non rappresenta tutta la tifoseria, mi chiede un incontro e di metterci la faccia quando l’ho sempre messa. Mi chiede rispetto, umiltà. C’è confusione e allucinazione di queste persone, diffusa. Nessun presidente ha rispettato più di me questa città con l’impegno, con le azioni e con l’amore. Sono sempre stato in punta di piedi senza chiedere nulla in cambio. Non ho mai offeso nessuno, non sono mai stato carico di retropensieri. Non ho interessi reconditi nella città, non ho investimenti, non devo proteggere nessuna cosa, ho solo dato e non ho da rimproverarmi nulla. Non capisco perché io debba essere apostrofato con quelle offese, è quasi un messaggio a dire ‘attento perchè se non fai quello che diciamo e quando lo diciamo, noi reagiamo in questo modo’. Io non accetto compromessi e violenze, non sarò mai accondiscendente a questo modo di fare che ripudio fortemente. Se pensavano con quegli striscioni di provocare qualcosa a loro favore hanno sbagliato di gran lunga.

Abbiamo bisogno di energia positiva e che tutti remino dalla stessa parte. Sono perplesso quando vedo notizie che disorientano. Leggo che ho parlato con direttori o giocatori, dovrei stare ogni giorno a smentirle. In un momento in cui c’è una parte della tifoseria a cui improvvisamente non piaccio, ma me ne farò una ragione, penso ci debba essere un atto di responsabilità a non scrivere storture che mi lasciano sbigottito. Oggi parlo senza veli. Striscioni? I tifosi non possono quando loro vogliono, avevo mio figlio che era impaurito e stavo lavorando per capire cosa fosse il meglio per la Salernitana che non è una cooperativa sociale. L’avrei fatto in altri modi, ora non lo farò mai più. Chi offende in questo modo non riceverà mai più nulla da me per tutta la vita, sono un uomo gentile ma anche molto duro. Le offese e le minacce non vanno bene. Gli haters che stanno a Salerno di cui non voglio parlare e a cui non voglio dare visibilità, prometto che avranno le attenzioni dei miei avvocati per difendere il buon nome mio, della mia famiglia e della società.

Inzaghi? Il mister voleva parlarmi, voleva un colloquio solo con me, ieri è stato da me senza dietrologie. Abbiamo parlato con calma e riflettuto sul modulo di gioco, sul perché qualche giocatore non stesse performando e il motivo di alcune scelte. Voleva condividere l’atteggiamento anche da avere coi giocatori. Gli ho detto di operare le scelte facendo giocare chi vuole e chi ha voglia, chi vuole sudare la maglia senza pensare alle gerarchie, al nome del calciatore o al patrimonio che sta gestendo. Ho detto di essere libero, ha carta bianca con autorevolezza totale. La campagna di gennaio? Dipende da tante cose. Come sarà la situazione, quanti punti avremo e quanta voglia i giocatori avranno di venire a Salerno. Ad oggi non possiamo avere una visione chiara, non sappiamo chi andrà via, come e se andranno via. È evidente che la squadra, soprattutto tra centrocampo e difesa, avendo record negativi, ha i maggiori problemi. Stiamo pensando a come intervenire, abbiamo già pensato agli identikit. Poi vedremo mano mano come si potranno concretizzare gli acquisti.

Ai calciatori parlo il giusto. Parlare sempre vuol dire far accavallare i messaggi. Quando ho parlato con loro, da inizio campionato ad oggi, mi sembra sia capitato tre volte. Ho parlato del senso di squadra e di come si diventa campioni in termini di personalità e di maturità. L’ultima volta ho raccontato una cosa. Ogni squadra ha il proprio DNA. A Salerno si suda la maglia, è e deve sempre restare la tana delle tigri. Qui le avversarie vengono e nei primi minuti dovrebbero stare in apnea. Le altre, non noi. Si può anche perdere, ma il modo in cui si perde è importante come il risultato. Purtroppo abbiamo tanti stranieri che non vogliono imparare la lingua, alcuni giocatori non mi hanno neanche guardato negli occhi e li ho rimproverati davanti a tutti. Li strapaghiamo, siamo la decima squadra per salari. Cosa dobbiamo fare di più? Ce la metto tutta, molti dei giocatori hanno detto di non aver mai sentito una carica del genere e mi hanno mandato messaggi. Anche Inzaghi lo ha detto. L’errore è stato prenderli quei giocatori, ma oggi non è facile ripartire, ristrutturare e rivedere altri calciatori. Mi auguro che a gennaio ci sia un sussulto di orgoglio perché una grande parte di responsabilità ce l’hanno i procuratori che ancora oggi, se fanno tre partite buone, bussano alla porta. Soltanto pochissimi ci stanno dando una mano. Invitiamo gli agenti a darci una mano, a dire che questi ragazzi sono super atleti. Abbiamo ottimi giocatori, solo che non stanno bene insieme e non stanno bene a Salerno. Non c’è una ricetta. Bisogna cambiare, ma non dipende da me altrimenti ne cambierei immediatamente una decina. Dobbiamo stare insieme e migliorarci, nulla è perduto. Offro capacità di recupero.

Anche quest’anno la società perderà molto, penso come nel 2022, tra i 25 e i 30 milioni. Mi sembra una cifra iperbolica. Nessun presidente l’ha fatto nella Salernitana e lo fa nel campionato italiano al di fuori di me, se non qualche fondo straniero. Non abbiamo speso bene i soldi. Sarà un mercato attivo. Abbiamo fatto 4 mercati passivi, ora dovremo più incassare che acquistare. Abbiamo un magazzino pieno di giocatori valutati tanti milioni e tanti giocatori con cui fare cassa per poter reinvestire. Ho rimpianti, ma ci sono in generale. Il Macte Animo della Salernitana mi rispecchia. Ho fatto tanti errori. Nella mia ricetta ho sempre detto che l’entusiasmo genera entusiasmo, l’essere vincenti è uno stato dell’animo, ma nel calcio è più prudente essere cauti perché altrimenti si genera questo. Sulle persone non so, a Salerno sono arrivati ottimi allenatori e ottimi direttori sportivi. Rifarei le stesse scelte. Mi sento con tutte le persone con cui ho lavorato, non ho rancori. Il progetto è evidente che mi vede più demotivato e meno carico. Avrò sempre la stessa assunzione di responsabilità, lo stesso amore e lo stesso rispetto, ma sono meno carico e più spento. Sono umano e come tutte le persone che hanno sensibilità non la sto vivendo bene sia perché la squadra non c’è, sia perché i risultati non arrivano, sia perché una parte della tifoseria ha deciso di interrompere il bellissimo rapporto che avevamo. Me ne farò una ragione, nella mia vita ho avuto tante sofferenze e ho le spalle belle larghe. So quali sono le vere sofferenze e so reagire, non mi sarei mai aspettato di vivere queste situazioni con la tifoserie né che la Salernitana fosse ultima. Pazienza, questa è la storia della mia vita. Mi rimbocco le maniche e lavoro, con l’obiettivo di raggiungere un’altra storica salvezza.

De Sanctis? Chi vivrà, vedrà. Stimo tanto il direttore, è una persona che ha dato tanto e si è impegnato, non ha portato signori di Serie C ma ha preso giocatori da top club. Cosa gli volete rimproverare? Se dovessimo andare male sono tutti sub iudice, il calcio è così. I contratti dei calciatori sono totalmente sbilanciati, è una mia grande battaglia. Come ti liberi da un contratto in cui la prestazione di lavoro non equivale a quella contrattualizzata? Loro hanno la certezza dello stipendio, possono giocare male e non correre. È tutto sbilanciato. Mi auguro che ci sia un sussulto di orgoglio, altrimenti preferisco che sarà, sportivamente parlando, la tomba di tanti giocatori. Apertura capitale? Nella mia vita non escludo nulla, ribadisco quelle dichiarazioni e per il bene della Salernitana farei tutto, darei a mani migliori. L’unica cosa importante è che tengo alla Salernitana. Direttore generale? Ci sto pensando.

Persone interessate a rilevare il club? Assolutamente, no. Non ho ricevuto proposte, tantomeno c’è qualche imprenditore locale che ha pensato alla Salernitana come sponsor di maglia. Non c’è una società locale che si è impegnata con noi nel merchandising, non c’è nulla di tutto questo. I salernitani e i tifosi dovrebbero tirarne le somme di tutta questa cosa. Politica? Non c’entra.  Il mio stato d’animo deriva dalla mancanza dei risultati e dagli ultimi episodi successi a Salerno, tutto qui. Ridimensionamento? Abbiamo speso 20 milioni, trattenuto il terzo capocannoniere della Serie A e comprato giocatori presi da grandi società. Cosa avrei dovuto fare di più? Di una cosa non mi potete rimproverare, in termini di investimenti ci ho provato in tutti i modi. Non sarò stato bravo ma non ho ridimensionato nulla. Ho rilanciato e preso altri calciatori: siamo decimi per salari, vuol dire che quest’anno dovevamo arrivare ottavi o dodicesimi e non ultimi. Salerno non è certo Milan o Inter per entrate, anche se per amore forse siamo anche superiori. Non mi sono disimpegnato, tutt’altro. Nel calcio però contano solo i risultati. La racconterei diversamente: ho mantenuto tutti gli impegni, non c’è stato uno scollamento. Non so cosa sia andato storto nelle teste di allenatore e giocatori. Se tornassi indietro non prenderei tanti stranieri, parlerei molto di più prima di prenderli.

Post di mia moglie? Non ha social, “chi dimentica è complice” non l’avrà scritto lei ma qualche azienda a lei vicina. De Sanctis? A giugno, quando abbiamo finito il campionato, mi ero entusiasmato per i suoi acquisti e sono gli stessi che stanno giocando ora. A giugno gli ho dato una pacca sulla spalla e gli ho detto bravo. È evidente che non sono contento, lo sa e gliel’ho detto, ma questo è il calcio. Non giustifico nessuno. Contano anche per me i risultati e quello che vedo, però posso dire a discolpa che a giugno la squadra mi sembrava che potesse far presagire un grande salto di qualità. Mi sbagliavo, ne prendo atto. Sono il primo a perderci e ad essere deluso, mortificato. Nulla è perduto”.

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