De Sanctis: “Sousa, Dia, Mazzocchi e Bonazzoli: ecco le ultime. Sul mercato e sugli eventuali riscatti…”
MorganDeSanctis
, direttore sportivo della Salernitana, è intervenuto in conferenza stampa per tracciare un bilancio della stagione conclusa e per fare chiarezza in vista della prossima annata sportiva:
“L’occasione è quella per tirare un bilancio sulla stagione passata. Ci tengo tanto perché è stato fatto un lavoro importante, sono stati raggiunti risultati notevoli: ci tengo a chiarire alcune situazioni. Durante la stagione non ho parlato molto, non sono intervenuto tante volte quanto necessario farlo, in alcuni momenti avrei potuto creare delle divisioni o degli schieramenti, invece la mia decisione è stata quella di rimanere spesso in silenzio per salvaguardare l’interesse della Salernitana. Ero sicuro della squadra allestita per il raggiungimento dei risultati auspicati, la stagione doveva essere così. L’obiettivo era salvarci alla penultima giornata, invece è arrivato con due o tre turni d’anticipo. Restare in silenzio non è stato complicato, la mia famiglia mi ha insegnato l’educazione. Il mio carattere e la mia provenienza hanno fornito un contributo. Mi ritengo un uomo generoso, farmi apprezzare dalle persone e dai tifosi però è stato più complicato. È successo in concomitanza con l’arrivo dei risultati, e quindi siamo soddisfatti e voglio condividere con tutti i tesserati della Salernitana la gioia della salvezza. Area tecnica, amministratore, presidente, tifosi, staff tecnico, staff medico, giornalisti. Stampa? Molte volte ho compreso l’onestà intellettuale delle vostre critiche. Alcune volte ho apprezzato, altre volte mi sono chiesto il perché di alcune letture che non corrispondevano alla realtà. Però questo fa parte di un percorso condiviso e io devo essere una persona responsabile, al pari di chi si rivolge ai tifosi. Però sono soddisfatto di come avete raccontato la stagione, ma si può migliorare.
Vorrei chiarire, perché se ne sta parlando molto nell’ultimo periodo, la situazione del mister Paulo Sousa. È arrivato a febbraio ed ha accettato la nostra sfida, stimolante per lui e per noi. È uscito fuori un accordo contrattuale con opzione di rinnovo unilaterale da parte della Salernitana, esercitata dal club. Allo stesso tempo c’è la possibilità per l’allenatore di avere un piccolo spazio nel quale si prenderà legittimamente il diritto di decidere se continuare con noi. Rispetto al futuro c’è condivisione e allineamento dei programmi con l’allenatore al 100%. C’è la convinzione che il progetto Salernitana continuerà con Sousa. Il mister non aveva avuto delle esperienze felicissime, soprattutto le ultime due. Con grande entusiasmo ha accettato la nostra offerta, ha conosciuto l’ambiente: sa benissimo chi sono Danilo Iervolino e Maurizio Milan, di come lavora la parte sportiva. È consapevole del futuro della Salernitana, c’è totale condivisione. Ci saranno scelte di mercato che potranno renderci più forte per restare a livello di quest’anno, ma è anche vero che all’inizio potremmo essere leggermente meno forti perché faremo investimenti sui giovani. Siamo abbastanza sicuri di aver trasferito delle profonde convinzioni al mister di poter aiutare il club a crescere. Noi non siamo un club che strozza le ambizioni dei giocatori e di chi lavora all’interno della società. La nostra filosofia è basata sulla responsabilità nei confronti della tifoseria, sulla libertà e sul rispetto dei contratti. Il mister, come detto, ha uno stretto periodo per prendere la sua decisione ma siamo sereni e Sousa resterà con noi. Nicola? C’era una clausola di risoluzione nel contratto in vista della prossima stagione con scadenza a metà aprile, quest’opzione è stata esercitata con una penale, quindi Nicola e il suo staff non saranno più vincolati dal primo luglio. Quanto a Sousa, è strettissima la finestra nella quale potrebbe accettare una nuova sfida. Contiamo possa arrivare quanto prima l’ufficialità di Sousa, speriamo prima del 23. Non stiamo vivendo con ansia questa situazione, siamo sicuri che non rinuncerà così facilmente.
Bilancio personale? È positivo perché la Salernitana si è salvata con tre giornate d’anticipo e ha una base ancora più solida rispetto a un anno fa grazie anche agli investimenti, ma si può sempre migliorare e ambire a qualcosa in più. L’obiettivo è salvarsi il più facilmente possibile, poi ci sono altre cose che renderanno la salvezza diversa. Mi sento diverso da quando sono arrivato, sono più completo anche nella prospettiva di ricominciare o di non smettere mai di programmare il futuro della Salernitana: mi sento più pronto e preparato. L’eredità era pesante, ho avuto il privilegio di essere un giocatore alla Roma con ds Sabatini. Quando dissi sì a Iervolino ero certo fossi la persona più adatta possibile a sostituire Sabatini. I miei sentimenti sono sempre stati positivi, l’entusiasmo del presidente era un’ulteriore spinta così come la sua volontà di investire. Ho voglia di rivivere con voi tutti i momenti della stagione appena trascorsa. Sabatini? Gli ho fatto sempre i complimenti per quello che rappresenta nel mondo del calcio, per la capacità di raccontarsi e di farsi conoscere con un mix di filosofia ed energia devo apprendere anche io. Non so quanto tempo lavorerò per la Salernitana, ma quando andrò via di certo non sarò così influente all’interno dell’ambiente. Per carattere e per pensiero credo che sia doveroso, come forma di rispetto verso chi mi sostituirà, non condizionare opinioni e lavoro.
Dia? È stato fatto un esercizio di corteggiamento enorme, il giocatore meritava questo lungo corteggiamento da parte del club. Siamo convinti di riscattarlo, è intervenuto questo piccolo problema fisico. Ha avuto un problema al menisco interno, al 100% sarà a disposizione in ritiro il 9 luglio. Tutto quanto il mercato prossimo sarà indirizzata a due cose fondamentali: dobbiamo rendere la Salernitana un progetto più sostenibile e virtuoso. Nella stagione 21/22, sono stati investiti per costi di cartellino, commissioni e prestiti circa 30 milioni di euro nella doppia gestione. Il monte ingaggi è stato circa di 36 milioni lordi. Nella seconda stagione, 22/23, sono stati investiti circa 41 milioni di euro, ai quali vanno detratti i 21 milioni di cessione di Ederson. Sono cresciuti gli stipendi (47 milioni di euro), vanno aggiunti incentivi all’esodo e soldi utilizzati per fare 31 uscite: ci tengo tanto a questo numero, è un lavoro di una portata enorme e voglio prendermi il merito. 17 uscite a titolo definitivo, 3 risoluzioni di contratto e 11 prestiti. Continueremo a ripulire la Salernitana perché è un percorso necessario. Sono certo che porteremo questa società ad avere una autosostenibilità, è questo il futuro del calcio. Entro il 30 giugno saremo tra le poche ad investire per l’acquisizione di cartellini, non occorrono plusvalenze per salvare il bilancio. Ed è merito della proprietà, consapevole che per strutturarsi bisogna investire senza dare nulla per scontato. I riscatti di Dia e Pirola, oltre al rinnovo di Ochoa, non sono secondari ma sono fatti che confermano la solidità e la forza della società.
Il valore del lavoro fatto da chi mi ha preceduto, è un lavoro che ha presupposti positivi da parte mia. Bisogna contestualizzare anche come hanno dovuto operare. Hanno prodotto due risultati sportivi importantissimi, la promozione in Serie A e la salvezza, dovendo costringere profili ad accettare la causa. Da parte mia c’è riconoscimento del lavoro svolto dai miei predecessori. Ci sono giocatori che non rientrano nei progetti, non farò nomi e non entrerò nel dettaglio ma è possibile immaginare. C’è la disponibilità a trovare soluzioni. Ho acquisito tanti problemi, mi aspetto dopo altri dodici mesi che le parti siano ancora collaborative. Con la proprietà abbiamo deciso cose un po’ più dure. Ci sono dei diritti e sono sacrosanti, ma ci sono anche dei doveri. Oggi posso parlare di una differenza enorme tra quelli che sono diritti e doveri dei calciatori, quest’anno non saremo tenere con chi ci sbatterà in faccia i propri diritti senza tener conto dei doveri e del rendimento delle ultime stagioni. Coulibaly? Per strategia, la Salernitana cercherà di ripulire il più possibile questo gruppo di giocatori, dobbiamo cercare di recuperare qualcosa per non intaccare il valore della rosa e dei giocatori più importanti. La permanenza dei giocatori migliori, richiesti eventualmente da società importanti, ci porterà a fare valutazioni. L’operazione Ederson oggi ci deve rendere tranquilli, perchè ad uscita corrisponderà entrata. Faccio l’esempio di Vilhena che ha fatto 4 gol e 4 assist, non ha sempre performato, ma mi sento di dire che abbia fatto una stagione importante. Non è stato inferiore all’Ederson visto all’Atalanta. Pirola? Abbiamo l’idea di riscattarlo. Ho parlato con l’Inter quando abbiamo giocato, rispondo dalla mia parte: lo riscatteremo, è forte. Un ringraziamento va ai giocatori arrivati in prestito, sono stati dentro al progetto fino all’ultimo: cito Troost-Ekong, per me è stata una conferma, ragazzo eccezionale e grande professionista. Su di lui, Vilhena, Piatek, Cernigoj e Nicolussi ci riserviamo discorsi in futuro, anche in base alle cessioni. Abbiamo poco da puntellare, dobbiamo fare 3/4 operazioni. Potranno essercene altre perché cercheremo di sistemare i calciatori scontenti.
La strategia è abbassare i costi, non possiamo pensare sempre alla solidità della proprietà. Il presidente è una sicurezza, ma ci ha chiesto – ed è giusto accontentarlo – che gli investimenti siano meno influenti rispetto al mantenimento della categoria. L’obiettivo è abbassare tutto, magari di andare in positivo nel saldo cessioni-acquisti. Non dobbiamo approfittare dei nostri privilegi e non vogliamo mettere spalle al muro il proprietario. Nei prossimi mesi di mercato faremo in modo di arrivare al 2 settembre con soddisfazione, cedendo chi non rientra nei piani e chi vuole andare via. Ho constatato che è difficile avere un rapporto di collaborazione con le squadre italiane, eccetto i top team. Il mercato domestico è complicatissimo, bisogna attingere fuori e lo facciamo. Siamo giovani e giochiamo tanto, abbiamo perfezionato anche una ricerca dal punto di vista tattico e di performance fisiche. L’occhio umano e le conoscenze ci portano ad andare su tutti i mercati. Siamo andati ovunque. C’è tanto lavoro e numerosi chilometri, ma alla fine abbiamo una lista di situazioni possibili che sta a me gestire perché non è soltanto l’individuazione del giocatore che conta, poi c’è la trattativa.
Settore giovanile? Continuo a pensare che la Salernitana, anche per collocazione geografica, abbia davanti un’opportunità importante: da questo territorio attinge tutta Italia. Ci troviamo davanti ad un bacino importante, la Salernitana deve approfittarne. Con Iervolino, rispetto al settore giovanile, non ha trovato nulla: non è una critica, tutte le energie erano state messe nella gestione della prima squadra. La linea sposata è quella di costruire gruppi di attività di base per avere un futuro che non è mai a breve scadenza. Questa attenuante va data, è giusto però riconoscere che non siamo soddisfatti per il posizionamento della Primavera. Non possiamo essere competitivi fin da subito, dobbiamo tessere rapporti di collaborazioni con le realtà dilettantistiche del territorio. Al mister Colantuono è stato dato un compito difficile. Prossimamente affronterò questo discorso con la società, si continuerà con il tecnico, ma dovranno essere fatte delle migliorie: è iniziato un percorso, va dato atto di aver costruito tante cose buone.
Mazzocchi? Non ho mai pensato di cederlo, non sono arrivate offerte la scorsa estate. Sono state speculazioni giornalistiche. Durante il ritiro estivo abbiamo proposto un adeguamento di contratto, dunque il rinnovo. Ad un certo momento per soddisfare le richieste del giocatore, il presidente in prima persona ha accontentato Mazzocchi. Ci tengo a sottolineare che è stato fatto uno sforzo per far restare Pasquale qui da capitano. L’idea e la situazione sono le stesse dello scorso anno, so che esercizio si fa su di lui. È un giocatore e capitano della Salernitana, il discorso vale per lui come per tutti gli altri. Siamo aperti a tutto, ma la società non si farà mettere sotto pressione da nessuno. Quando parlo di allineamento, mi auguro possa esserci anche dai tifosi e dall’onestà intellettuale della stampa, ma soprattutto dai giocatori. Questa società non accetta più pressioni. Bonazzoli? È un giocatore da Champions League per caratteristiche fisiche e tecniche. Non è riuscito a ritagliarsi uno spazio da protagonista in questa Salernitana come avrebbe potuto e dovuto fare, significa che qualcosa manca. Per la prima volta è rimasto in uno stesso club per due stagioni consecutive. Abbiamo utilizzato ogni mezzo necessario per portarlo a performare secondo le sue qualità: se non ci siamo riusciti, siamo qui a prenderci delle responsabilità, ma bisogna dire che al 51% le responsabilità sono sue in virtù delle sue qualità. Deve iniziare a dare qualcosa in più. Non sappiamo se resterà a Salerno o andrà altrove. Fazio? Ha un solo obiettivo, deve farlo per se stesso e per la Salernitana: deve stare bene il 9 luglio. Non è uscito dal calvario di un infortunio alla caviglia rimediato contro la Juventus. Deve investire la sua estate sul recupero. Maggiore? Vanno riconosciuti più alibi. Le prime partite della stagione le ha fatte da centrocampista vice Bohinen e non da mezzala nel 3-5-2. Non rinunciamo su Maggiore, è un ragazzo e professionista esemplare. Possiamo immaginare di pensare a un riutilizzo all’interno della Salernitana o a qualcos’altro se tutti gli interessi convergeranno nella soddisfazione.
Ochoa? Resterà, eserciteremo l’opzione di rinnovo annuale unilaterale. È una persona intelligente e un campione, per me è stata una soddisfazione viverlo tutti i giorni. In caso di offerte, si vedrà. Sepe? Fino al suo infortunio era stato uno dei giocatori più positivi. Ho agito da direttore sportivo per tutelare gli interessi della Salernitana, sono stato assalito un po’ dall’ansia nel sostituirlo. Capisco il disagio di Sepe, continuo a capirla. Resta un patrimonio del club, va riconosciuto il merito di aver dato sempre il massimo. Arriveranno proposte importanti per lui, la Salernitana non può avere due titolari nel ruolo di portiere. Radovanovic? Sono marito e padre di famiglia come Ivan. Se ho arrecato disagio alla sua famiglia, la vivo con un sentimento di disagio. Mi sento di scusarmi anche pubblicamente. Devo però rivendicare il mio ruolo e la decisione presa in quel periodo, risultata necessaria. Rinnovo le mie scuse e il mio dispiacere alla famiglia di Radovanovic. Ribery? Mi vengono i brividi a parlarne, di come l’ho conosciuto e dell’atteggiamento avuto. C’è tanta riconoscenza per Ribery, ha il progetto e l’ambizione di diventare allenatore. Inizierà i corsi a Coverciano, continuerà ad aiutarci sul lato tecnico: nel momento in cui otterrà la prima licenza, sarà tesserato da allenatore e resterà con noi. Per quello che ha dato e fatto per la Salernitana, ha piena autorità e autorevolezza per stare con noi.
Verdi? L’intervista del suo agente è stata agghiacciante. Parliamo di un giocatore forte, ma in quel momento non ci serviva perché c’erano altri giocatori forti con le sue caratteristiche. Nell’ultimo giorno di mercato, il presidente – per generosità e voglia di rendere felice la piazza – mi ha chiesto di negoziare l’arrivo di Verdi. Parliamo delle ultime tre ore di calciomercato. Io e Nicola, però, ritenevamo che non fosse lui a dover completare la rosa. C’è stato un ritardo tecnico, non sono stato io ad essere incapace ad inviare email. Siamo arrivati fuori tempo massimo e la Lega, pur prendendo atto delle motivazioni dello studio legale, non ha accettato il tesseramento. Guai a disconoscere il valore di Verdi, ma non ci serviva. Tutte le altre ricostruzioni sono fantasiose e agghiaccianti.
Momento più bello e brutto? La sconfitta di Bergamo è stato il momento più brutto, è una pagina da dimenticare. Non dovevamo produrla. Quella partita ha introdotto dentro tutti noi il senso di responsabilità e di rivalsa per toglierci altre soddisfazioni. Il momento più bello è stato proprio contro l’Atalanta, in quella partita c’è stata la sensazione di aver conquistato la permanenza in Serie A. Nicola? Ci siamo ritrovati e abbiamo iniziato un percorso assieme. I momenti difficili sono stati all’inizio perché lui aveva l’ambizione e la necessità di guidare subito una rosa pronta e completa. Per i giocatori poi arrivati bisognava avere pazienza e tempo. È stata costruita una rosa forte e che rispettava le esigenze tattiche del mister. Nicola quindi si è fidato. C’è stato un inizio con risultati importanti, poi la squadra si stava perdendo. Insieme abbiamo cercato di far sì che la squadra potesse performare. In classifica non siamo stati mai con l’acqua alla gola, post-Verona è stato il periodo più complicato, anche considerando la sconfitta di Bergamo. Devo prendermi le mie responsabilità, ma c’è stata onestà intellettuale da parte di entrambi: ringrazio Nicola e il suo staff, metà dei risultati li abbiamo conquistati durante la prima gestione. Il valore della rosa è venuto fuori nell’ultima parte di stagione.
Togliersi sassolini? Ho ricevuto critiche di ogni genere. In alcuni casi mi sono infastidito parecchio, mi hanno descritto male come uomo e come persona. Una roba del genere non ti ferisce, ma ti infastidisce, parliamo di falsità. Chi mi conosce profondamente e chi mi vuole bene sa che non ho una capacità naturale di essere simpatico e di farmi amare, sono una persona seria e riservata che nell’intimità cambia. Ma far passare una immagine così negativa non mi sta bene. Qualcuno mi ha dipinto come dirigente antipatico, scostumato. E non va bene. Avevo pensato fosse necessario ricordare la mia carriera da calciatore, poi ho preferito proseguire sulla strada del silenzio. Ho spesso avuto la tentazione di togliermi questi famosi sassolini, ma non darei la giusta rappresentazione di me stesso. Il percorso continueremo a farlo insieme e sono convinto che, alla fine, il tempo sia galantuomo e saranno i risultati a determinare tutto. Presto sono certo che saprete apprezzarmi come uomo e non solo come direttore sportivo.