taurino, avellino

Giornata di presentazione in casa Avellino. Il tecnico Roberto Taurino, in vista dell’inizio della preparazione estiva, ha parlato in conferenza stampa: “Il miglior modo per ripagare la fiducia del tifoso è dare l’anima sempre. Deve essere il nostro obiettivo costante. Non dobbiamo pensare a lungo termine, ma pensare già al primo allenamento di questo pomeriggio e dare il massimo. I risultati sono frutto di un percorso e del lavoro settimanale. Possiamo costruire qualcosa di importante mettendoci il massimo e credendo nel lavoro. Vogliamo un’annata che sia più straordinaria possibile”.

Sulle prospettive: “Il calcio è fatto di due fasi. Le squadre che riescono ad ottenere grandi risultati sono quelle equilibrate e che sanno svolgere un lavoro ottimo in entrambe le situazioni. Sappiamo di indossare una maglia gloriosa e storica, ma questo non deve risultare un peso. Nel calcio, anche le piccole realtà hanno raggiunto grandi palcoscenici. La storia non ti regala niente, serve il lavoro e l’atteggiamento per far appassionare il pubblico. La squadra deve incarnare lo spirito del popolo. Solo quando il tifoso si sente orgoglioso, sostiene la squadra in tutto e per tutto. Seguo il calcio da sempre, non ricordo squadre invincibili. Non esiste pensare di vincere tutte le partite, la perfezione non deve appesantirci. Dobbiamo puntare alla perfezione, pur sapendo che la stessa sia irraggiungibile. La perfezione però deve alimentare la fiammella, ma serve lavoro soprattutto in settimana. Faremo di tutto per avere una squadra che ci rappresenti e che rappresenti l’intera Irpinia”.

Sulle emozioni di sedere sulla panchina dell’Avellino e sulla voglia di riscatto: “C’è un bel pizzico di emozione, non posso nasconderla. Negli anni Ottanta ero un ragazzino, ero appassionato però di calcio: conosco la storia dell’Avellino, sono passati giocatori importanti. Sono arrivato qui, in una piazza prestigiosa. Non voglio sminuire il passato, ma la sensazione è di essere arrivato in una piazza importantissima. Anche dalle persone esterne ho avuto l’impressione di essere giunto in un club rilevante. So di avere pregi e difetti, non sono social. Esiste solo il lavoro quotidiano, darò tutto me stesso come avvenuto quando ero calciatore. Cercherò di trasferire le mie idee ai ragazzi. Per un percorso vincente, oltre all’atteggiamento, serve un’identità che ci caratterizzi: solo così si possono costruire cammini importanti”.

Sulle caratteristiche dei giocatori mancanti richiesti: “Abbiamo avuto dei confronti: ognuno ha palesato la propria idea di squadra. Ci siamo trovati su tantissimi punti. Vogliamo una squadra fresca e d’intensità, il direttore si è mosso bene sui giovani. Avellino è una piazza che ha sfornato calciatori importanti. Per i ragazzi può essere uno snodo cruciale della carriera dei giovani. Caratteristiche? Non possiamo dirlo a tutti (ride, ndr), non sveliamo troppo. Stiamo lavorando con un’idea avuta già all’inizio, quella è la cosa fondamentale”.

Sul cantiere aperto: “Sono consapevole che si vogliano sentire subito grossi proclami. L’idea del tifoso è giusto che sia quella, il tifoso deve sognare. Noi dobbiamo essere bravi a mettere la piazza nella condizione di sognare. Se avremo l’onore e ci saremmo meritati una curva piena, vuol dire che avremo fatto qualcosa di importante. Acquisti? Arriveranno dei calciatori di categoria, il mercato è così. L’Avellino è un patrimonio della città, ma la società deve garantire anche sostenibilità. Bisogna essere sostenibili e competitivi, vogliamo essere al top: al contempo, vogliamo migliorare con i giovani. Sappiamo dove vogliamo andare”.

Sull’essere pronto ad accettare le critiche: “Con la stampa sono abbastanza allenato avendo la moglie giornalista. È giusto che ci sia una certa aspettativa, fa parte del mestiere. Questo è un lavoro dove sai che ogni domenica sei giudicato. Il risultato, per il lavoro che facciamo, è determinante. Nessuno vuole sfuggire da questa logica. Dobbiamo costruire un’idea di squadra, nel lungo periodo un gruppo si evolve. Ci saranno momenti di difficoltà, spero pochi. Vincere non è semplice per nessuno, i successi devono essere costruiti. Modulo? Ci siamo orientati su un modulo di base, senza trascurare l’idea di prendere giocatori funzionali ad altri schemi. Il modulo è relativo, il calcio è occupazione degli spazi. Zoccolo duro? Conoscete le dinamiche del mercato, ci sono delle idee sia in entrata che in uscita. Il direttore è consapevole del lavoro da fare, se qualcosa non dovesse andare secondo i piani ci adatteremo. Non vogliamo e non chiediamo alibi, puntiamo al massimo. In rosa vogliamo solo calciatori che sono grati di essere qui. Chi non vuol restare, può andare. Non bisogna essere pessimisti, c’è la stessa situazione che si vive in tutte le squadre. Stiamo lavorando sulla definizione dell’organico. Braglia? Lo conosco, mi è molto simpatico. Non mi piace, però, parlare del lavoro degli altri”.

Su Micovschi: “Vuole rimanere qui, ha espresso questa volontà. È stato un segnale importante, fatto da un ragazzo sensibile. Ha messo da parte tutto, vuole restare qui e siamo contenti di questo. Può fare una grande stagione”.

Sul presidente D’Agostino: “Quando l’ho incontrato, ha fatto parlare soprattutto me. Voleva conoscermi e sapere della mia idea di squadra. Mi ha colpito l’attaccamento al territorio. Bisogna ammirare questo tipo di persone. Posso dire solo che mi ha fatto un’ottima impressione, spero di ripagarlo e vederlo felice a maggio”.

Sull’essere simile a Conte: “Sono molto lontano da Antonio, lo conosciamo bene. Evitiamo questo accostamento, non fa bene e crea troppe aspettative. Andiamo più cauti”.

Sulla Virtus Francavilla: “Mi è dispiaciuta solo l’uscita, ma resta un ottimo ricordo del club e del presidente. Ho lasciato tanti amici là, ma adesso penso all’Avellino”.

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