Fazio-Perotti e non Mazzocchi-Ederson-Bohinen: quando la critica non guarda oltre il proprio naso

sabatini walter salernitana

Salire o scendere dal carro dei vincitori è azione semplice e costante. Restarci è sempre più complicato. La disfatta – seppur di misura – interna contro il Torino ha (quasi) condannato la Salernitana a destino certo. Manca la matematica, quella che più conta oltre al gioco, a sentenziare la retrocessione dei granata in Serie B. La sensazione è che si tratti di poche partite prima di conoscere il nome delle squadre destinate al declassamento. Nel frattempo, è iniziata la caccia al capro espiatorio. E l’indiziato numero uno sembra esser diventato Walter Sabatini. Il direttore sportivo è finito sul banco degli imputati: per bocca, per penna e per tastiera di chi farebbe bene a tacere. Si contesta l’Instant Team e ancora gli acquisti di Fazio e Perotti. Eppure, gli stessi che alimentano polemiche stucchevoli adesso, hanno difeso a spada tratta gli ingaggi onerosissimi di Di Gennaro, Cerci ed Heurtaux. Professionisti che hanno conosciuto più i lettini per i massaggi che il campo con la casacca della Bersagliera. Chi scrive non ha nessuna intenzione di addossare colpe ai sopracitati, ma si ferma ad analizzare l’operato del predecessore dell’attuale ds. Occhio clinico di chi ha rinforzato la Salernitana negli ultimi sette anni con una miriade di giocatori e retrocesso in Serie C per ben due volte sul campo (a discapito di Virtus Lanciano e Foggia nell’anno del Centenario). Il Cavalluccio potrebbe conoscere presto una nuova discesa di categoria, questa volta dalla Serie A alla cadetteria a margine di un campionato difficile. L’impresa e il miracolo al nuovo patron Danilo Iervolino dovrebbero non riuscire (il condizionale è d’obbligo). Tanti articoli, numerose frecciatine e una sentenza: “Mercato insufficiente di Sabatini”. Perché è semplice rifarsi alle prestazioni di Fazio e Radovanovic o agli stop fisici di Perotti. Fa più male, invece, pensare agli investimenti centrati dal direttore. Mazzocchi, Ederson, Bohinen e – ci aggiungiamo – anche Mikael. Quattro pilastri sul quale costruire il futuro.