È trascorsa una settimana da Napoli-Verona, la partita che ha sancito la mancata qualificazione dei partenopei alla prossima Champions League. Sette giorni nei quali nessun esponente del Calcio Napoli ha motivato, o almeno provato, a spiegare tale disastro. Al fischio finale del match ci si aspettava, soprattutto per rispetto nei confronti della tifoseria, qualche parola da parte dei tesserati. Invece, ancora una volta, è stato il silenzio a farla da padrona. Silenzio interrotto soltanto dal tweet di saluto di Aurelio De Laurentiis nei confronti di Gennaro Gattuso. Quasi come se l’addio del tecnico calabrese fosse più importante del rendere comprensibile la brutta prestazione offerta da Insigne e compagni pochi minuti prima.
Lo stesso Gattuso, prima di essere ufficializzato dalla Fiorentina, nella lettera rivolta all’ambiente partenopeo non ha minimamente menzionato la Champions persa all’ultima curva e la bruttissima partita disputata dai suoi. Tante valutazioni sono rimaste senza risposta. Il tecnico calabrese avrebbe dovuto spiegare la scelta di non puntare su un calciatore fondamentale come Demme, la decisione di gettare nella mischia ben 5 attaccanti con il solo Fabian a reggere il centrocampo, il motivo per il quale la squadra sin dai primi minuti sembrava scarica e intimorita nonostante avesse il destino nelle proprie mani. Tutto ciò inevitabilmente ha dato spazio anche a ricostruzioni fantasiose che, comunque, la società non ha smentito.
L’ambiente ostile creatosi attorno alla dirigenza è anche frutto di tale politica comunicativa adottata dal club. Oltre Spalletti, se si ha intenzione di ripartire seriamente, la società deve compiere un passo verso i propri tifosi e avvicinare il Napoli a Napoli.